Il sogno americano dei talenti bolognesi
Da Moretti fino a Binelli e Mariella Santucci sette speranze oltre oceano
Strappato da Milano alla Virtus con un contrattone, Davide Moretti era solo il più famoso tra i «soci» di un club che si allarga ad ogni anno che passa.
I bolognesi a giocare e studiare in America (senza contare Marco Belinelli in Nba) quest’anno erano sette, cinque dei quali in Division 1. Tutti nati a Bologna, tutti promettenti, il college come scelta di vita e di basket: una strada che, a vari livelli, sta diventando sempre più spesso percorribile, alternativa alle nostre giovanili, ed il covid non sembra rallentare il flusso. Davide Moretti il mondo del college basketball l’ha appena lasciato senza completare il ciclo di studi. «Ma non ho cancellato il sogno Nba», ha spiegato. Bolognese solo di nascita (ma in città vive la famiglia e a San Lazzaro scalpita Niccolò, il fratello sedicenne)
” Davide Moretti Adesso sono rientrato in Italia ma il mio sogno di giocare nella Nba non è certo tramontato
Mariella Santucci
Quattro anni stupendi, grandi esperienze da ricordare in campo ma anche fuori
e già notissimo, sarà interessante ora misurarlo con la serie A e l’Eurolega dopo averlo visto fare pentole e coperchi in A2 a Treviso per due stagioni. Nel suo terzo anno a Texas Tech ha raccolto le cifre migliori ma lui non dimenticherà mai il secondo, il titolo Ncaa sfuggito per un pelo nel 2019 a Minneapolis, davanti a 70mila spettatori. Thomas Woldetensae continua a sorprendere. Il ragazzo del campetto di via Libia ne ha fatta di strada, dal liceo in Florida ad uno junior college sperduto nell’Iowa fino a Virginia, cioè i campioni nazionali in carica. Dove ha trovato spazio e visibilità (tripla della vittoria sul campo di Unc, la scuola di Michael Jordan), da guardia dinamica e con gran tiro. E’ l’unico dei bolognesi rimasto negli Stati Uniti, a Charlottesville, anche dopo la chiusura della stagione.
Gabriele Stefanini si aspettava molto dal 2019-20, dopo un ottimo secondo anno a Columbia University e un’estate ruggente agli Europei under 20. «Invece mi sono fatto male al piede il 30 settembre, operato il 5 ottobre, e mi sto riprendendo adesso». Stagione del basket finita prima di cominciare, ma non quella accademica. «Gli studi a Columbia sono una cosa seria.
Sono rimasto a New York fino al 1 aprile, la situazione era molto confusa e lo è ancora. Siamo in contatto, aspetto notizie e mi alleno da solo. Ma non vedo l’ora di tornare». Thomas Binelli era al primo anno a Eastern Michigan, mezzora da Detroit. Un buon debutto, nonostante un infortunio e qualche difficoltà iniziale. «Ma ho tenuto duro, tanto lo sapevo già, in America
devi guadagnarti tutto». La storia del terzo figlio di Gus, 21enne di 2.08 più esterno che interno, è simile a quella di Stefanini e Wolde, tutti tre prodotti Bsl già al quinto anno americano, tra gavetta e sacrifici. «Peccato sia finito proprio quando stavo ingranando... Sono tornato a Bologna a fine marzo, il virus in Michigan ha colpito duro. Ma ho ancora l’anno prossimo, l’ultimo di college». Mariella Santucci a oggi è l’unica bolognese tra maschi e femmine ad aver completato il college grazie al basket. A Toledo, nell’Ohio, migliorando anno dopo anno. «Quattro anni stupendi, esperienza in campo e fuori fantastica, anche se mi resta l’amaro in bocca per come è finita».
Nel pieno dell’emergenza covid, a metà marzo: playoff interrotti, niente feste, familiari bloccati in aeroporto e rimandati indietro. «Sono rientrata il 10 aprile, la cerimonia di laurea l’ho fatta via internet da Bologna». Ora Mariella ha firmato per Ragusa, in A1.
Gianmarco Arletti era all’ultimo anno di liceo a Holy Cross, 20 minuti da Filadelfia. Classe 2001 con personalità, vicino ai due metri, play-guardia in divenire e borsa di studio per il college. Andrà a Delaware, dopo l’estate. Niccolò
Nobili è l’unico del gruppo cresciuto in uno dei due grandi vivai cittadini: giovanili Virtus, e tutt’ora sotto controllo bianconero (ala del 2002 di 2.04, in grande crescita), ma presente e futuro nel New Jersey, alla Pope VI high school. Interrotto il primo anno, ci tornerà il prossimo, anche lui a caccia della borsa di studio per il college.