L’Emilia recupera «Con le riaperture ripresi 3 punti di Pil»
L’assessore Corsini: «Se chiuderemo la stagione con un 30% in meno nel turismo sarà un buon risultato»
Dal -9% di Pil con le riaperture l’Emilia-Romagna ha recuperato «tra i 2 e i 3 punti percentuali», dice l’assessore Colla.
È un doppio traguardo quello che l’Emilia-Romagna taglia con i primi giorni di luglio. Due mesi fa, dopo il lungo lockdown, la ripartenza di manifatturiero, edilizia, automotive, commercio all’ingrosso e tessile. A inizio giugno, invece, la riapertura dei confini con le altre regioni. Ma cosa ha significato per lo stato di salute della regione-locomotiva questo primo periodo fuori dalle secche del lockdown? «Rispetto alle previsioni di pochi mesi fa, che ci consegnavano un -9% di Pil, stiamo recuperando 2-3 punti percentuali», spiega l’assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla, che spera di consolidare nei prossimi mesi il recupero. «Confidando che l’autunno sia galantuomo», cioè che non arrivi il temuto colpo di coda della pandemia di Covid-19.
Sul fronte delle imprese siamo ormai a «una riapertura quasi totale», sottolinea Colla, anche se ci sono «alcuni settori in sofferenza». È il caso del sistema delle fiere, che nonostante il via libera da metà luglio «si rimetterà in moto soltanto da settembre». Ci sono relazioni da riallacciare, allestimenti da ripensare e, soprattutto, espositori e visitatori internazionali da riportare in Italia appena si potrà. Ma anche nel terziario e nel commercio al minuto «resta una sofferenza importante su cui dobbiamo vigilare», aggiunge l’assessore al Lavoro, che spera arrivino presto le risposte promesse dal Decreto Rilancio e dal Decreto Semplificazioni: «Bisogna chiuderli in fretta, dentro ci sono pezzi fondamentali per la ripartenza. E poi lavorare da subito a strategie di innovazione delle filiere, come la green economy, per essere pronti a quel tanto o poco di ripresa che arriverà nel 2021».
La riapertura degli spostamenti tra regioni, lo scorso 3 giugno, non ha dato al turismo quel piccolo colpo di reni che si sperava. «A parte l’ultimo weekend, che è andato benino, giugno si è portato dietro le problematiche dei mesi precedenti. Molti alberghi non hanno ancora riaperto», sottolinea l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini. Pesano sull’Adriatico le assenze dall’estero, non a caso oggi si presenterà il piano di comunicazione congiunto con Friuli Venezia Giulia e Veneto destinato al mercato tedesco. «Ci sono le premesse per chiudere l’estate con un 30 per cento in meno in termini di presenze.
Non metterei la firma sotto un segno meno, ma considerando i mesi che abbiamo alle spalle — conclude Corsini — lo riterrei un risultato apprezzabile».
Per il direttore di Cna Emilia-Romagna, Fabio Bezzi, nell’ultimo mese e mezzo c’è stata «una lenta e timidissima ripartenza. Caratterizzata da investimenti in sicurezza superiori alle possibilità post lockdown, che per molte attività è stato totale, ma purtroppo non supportata da una domanda sufficiente a garantire la ripresa auspicata». Unioncamere regionale ha stimato una flessione del 10% per il fatturato 2020 delle imprese (al netto delle misure di sostegno predisposte a livello regionale, nazionale ed europeo). Secondo Unioncamere le imprese emiliano-romagnole registreranno a fine anno un calo del fatturato di oltre 37 miliardi. «La crisi colpisce tutte le tipologie di imprese — sottolinea Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere EmiliaRomagna — ma è più profonda per le piccole, per i territori a vocazione turistica e con una forte presenza di aziende artigiane ed “export-oriented”». Ci sono attività che non sono ancora ripartite «come il trasporto delle persone legato alle scuole o al turismo — sottolinea Bezzi — con perdite di fatturato del 99%». E soffrono ancora parrucchieri e centri estetici: «I saloni hanno riaperto, ma le perdite restano del 30% sullo scorso anno. I clienti hanno paura e si affidano ancora al fai-da-te».