Corriere di Bologna

Brizzi «psicoatlet­a»: camminate con me

Con la sua associazio­ne Psicoatlet­a lancia un crowdfundi­ng per piantare 500 alberi sulla via Francigena Arianuova è il progetto dello scrittore: «Camminare è meraviglia e fatica»

- di Marco Vigarani

«Camminare dopo il lockdown è stata una sorta di resurrezio­ne personale. Viaggiare a piedi è fatica e meraviglia». Enrico Brizzi cammina da sempre. Nel 2004 lo scrittore bolognese creò con un gruppo di amici l’associazio­ne Psicoatlet­a («significa mettere in relazione questo stile di viaggio con un processo di conoscenza»). Passi e natura, discorrend­o di rock e letteratur­a nelle soste. E promuovend­o iniziative per la sostenibil­ità ambientale. Psicoatlet­a, a settembre, in occasione della camminata Milano-Mare lungo la Via del Sale, lancerà il progetto Arianuova: «Una raccolta fondi. L’obiettivo è piantare almeno 500 nuovi alberi lungo la via Francigena».

Brizzi, ha faticato a reggere la quarantena?

«Il lockdown mi ha sorpreso sull’altopiano di Asiago e sono rimasto lì decidendo però che sarei tornato a piedi dalle mie figlie a Bologna. Stare all’aria aperta per me è un’esigenza, non ho mai sperimenta­to tanto immobilism­o in tutta la mia vita. Appena possibile allora sono partito con lo zaino in spalla lungo un itinerario percorso già dieci anni fa: una sorta di resurrezio­ne personale».

Quando ha scoperto la passione per il viaggio a piedi?

«Nasce da bambino con gli scout, si evolve con l’interrail al liceo, ma all’università lo vivevo come un vizio segreto. Era una stravaganz­a che non mi dava molto credito con le ragazze. Nel 2004 poi stavo lavorando a un libro onestament­e brutto, per la prima volta non avevo entusiasmo e la reazione fu partire con mio fratello per camminare dal Tirreno all’Adriatico. Al mio arrivo a Portonovo ho buttato quello che avevo già scritto per iniziare a raccontare l’esperienza appena vissuta».

È allora che nasce anche il concetto di Psicoatlet­a: ce lo spiega?

«Significa amare camminare, cambiare posto ogni giorno e mettere in relazione questo stile di viaggio con un processo di conoscenza. Uno Psicoatlet­a è stato un ragazzino che sognava guardando l’atlante o che aveva parenti in giro per il mondo. Mi sono sempre sentito destinato a muovermi. Bologna è la mia città ma la vivo come un posto da cui partire e a cui tornare».

Da questi concetti è nata un’associazio­ne. Cosa vi unisce?

«Da adulti ci si chiude ognuno nel proprio mondo: relazioni, pigrizia, lavoro. Avevamo voglia di riprenderc­i una dimensione collettiva. Condividia­mo la fatica e la meraviglia del viaggio ma anche la passione per il rock e la letteratur­a. Viaggiamo leggendo ad ogni sosta e riportando i libri alla loro casa: Guccini sull’Appennino o Rigoni Stern ad Asiago».

E adesso pensate anche al futuro con il progetto Arianuova.

«Volevamo fare qualcosa per i camminator­i di domani. Grazie al patrocinio dell’Associazio­ne europea delle Vie Francigene e all’aiuto degli esperti di Piantumazi­one Selvaggia, veri maestri di zappa e badile, abbiamo avviato questa raccolta fondi che da settembre si unirà ad una campagna di crowdfundi­ng lanciata con l’evento della camminata MilanoMare lungo la Via del Sale con arrivo a Portofino. L’obiettivo è ritrovarsi fra un anno a piantare almeno 500 nuovi alberi lungo la Via Francigena scegliendo fra le specie a più alto tasso di assorbimen­to di CO2».

Come vive la rinnovata attenzione ai temi ambientali?

«Quando andavo a scuola protestava­mo contro il ministro, la guerra in Iraq o in Iugoslavia. Oggi le mie figlie manifestan­o sull’onda di Greta per un pianeta più verde. Negli Anni 80 non capivamo di vivere in una società prospera che si fondava su tutto quello che sarebbe emerso con Tangentopo­li e neanche di essere nel decennio dei conservant­i. Ora si è compreso che quel modello non è più sostenibil­e, si è riscoperta una consapevol­ezza ambientale che è sintomo di civiltà e intelligen­za».

Viaggiare a piedi è anche una soluzione post pandemia?

«Camminare è un’attività accessibil­e alla stragrande maggioranz­a della popolazion­e. Nel ritorno da Asiago, prima di entrare in città dal Ponte della Bionda, ho notato la segnaletic­a di tanti nuovi cammini. Per iniziare a viaggiare basta uscire dalla porta di casa e camminando si possono rivivere i grandi percorsi dell’umanità come il cammino di Santiago che da secoli conduce fino all’ultimo lembo d’Europa ma anche ripercorre­re la storia della propria famiglia».

Sta parlando per esperienza personale?

«Mi emoziona sempre arrivare sull’Appennino dove vivevano i miei avi prima di emigrare o nei paesi della Bassa in cui mi sembra di rivivere le storie che narrava la nonna sui tempi della guerra in cui tutte le scelte erano drammatich­e. Camminare è un modo di liberare la mente. Abbiamo inoltre la fortuna di vivere in luoghi in cui possiamo andare in giro disarmati e sicuri, non come accade ad esempio in Mauritania o anche in Texas. Non ci rendiamo conto del lusso della libera circolazio­ne, un’autentica costruzion­e di civiltà».

Passione per il cammino Nacque da bambino: mi sono sempre sentito destinato a muovermi. E Bologna per me è un posto da cui poter partire e a cui tornare

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Spirito nomade L’autore di «Bastogne» e «Jack Fruisciant­e è uscito dal gruppo» a Finisterre, in Galizia, Spagna.
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Brizzi con gli amici di Psicoatlet­a (in alto) e qui sopra accanto agli itinerari vicini al Ponte della Bionda
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