Musa, è sempre l’ora del gol L’Europa passa da Barrow
È arrivato al Bologna in gennaio e in poche partite ha portato dieci punti. Può essere l’uomo della svolta
Musa... e il resto scompare. Mutuandola dall’ultimo Festival di Sanremo, la colonna sonora dell’anomala estate di calcio rossoblù potrebbe essere quella della bolognese Elettra Lamborghini: c’è tantissimo Musa Barrow nel Bologna che continua, pur se a ritmi alterni, la sua corsa verso il sogno europeo. I punti di distacco dal Milan, settimo, sono rimasti cinque e l’attaccante arrivato dall’Atalanta per 13 milioni più bonus nel mercato di gennaio continua ad incidere in modo decisivo sui destini rossoblù: contro il Cagliari è arrivato il primo centro al Dall’Ara e aggiungendo la rete ai sardi a quelle messe a segno contro Spal, Roma (doppietta) e Sampdoria i punti portati in dote sono già dieci. Ovvero la differenza tra covare legittimi sogni di gloria o doversi guardare dietro.
Il ragazzino timido si sta scoprendo leader, plasmato dall’incontentabile Mihajlovic: «Dio gli ha dato grande talento – ha detto il tecnico anche dopo l’1-1 contro il Cagliari – perciò non potrò mai accontentarmi di ciò che fa, anche quando farà molto di più».
Barrow è avvisato, ma se la reazione agli stimoli è quella vista contro il Cagliari, ben venga: dopo le bastonate post-Sampdoria («lo voglio vedere più cattivo, a volte è moscio e con me i mosci non giocano») il ragazzo gambiano classe 1998 contro i sardi ha sfoderato una prova totale. Le statistiche Opta sono impressionanti: il gol, di pura voglia e convinzione, 68 palloni toccati con l’83% di passaggi riusciti, ben 7 conclusioni verso la porta, 4 dribbling riusciti su 6 (il miglior dato tra tutti quelli scesi in campo), 3 recuperi e 10,7 km di corsa, terzo dietro Soriano e Tomiyasu. Più quello che i numeri non dicono: i due assist che hanno mandato in porta prima Palacio e poi Sansone, non adeguatamente sfruttati, l’impressione di creare pericoli a ogni iniziativa, la liaison tecnica con El Trenza, con cui ormai si intendono a memoria su tagli e movimenti, e l’impressione di una crescita esponenziale a ogni gara, con il sergente Sinisa a ringhiargli dalla panchina.
Più bastone che carota e non è un caso, perché i margini di Barrow sono infiniti e Mihajlovic se n’era già accorto in quel Bologna-Atalanta dell’andata, in cui Musa mandò in porta Malinovsky e rischiò di ribaltare quasi da solo la contesa, diventando così il primo nome per gennaio sul taccuino del tecnico serbo. Ora Sinisa ha trovato il suo Eden tecnico schierandolo attaccante esterno a sinistra, con facoltà di puntare la porta e di scambiare stretto con Palacio: Barrow, dal canto suo, si gode il momento, ascolta strigliate e punzecchiature e risponde sul campo, con gol e giocate.
Il pomeriggio di ieri è stato dedicato al relax, con il gambiano che ha passato un po’ di tempo sui social: le stories con le immagini della sua esultanza contro il Cagliari con la musica di Bob Marley e del rapper americano Maino gli apprezzamenti e i complimenti a vicenda con Dejan Kulusevski, suo compagno di squadra nella Primavera dell’Atalanta, poi la risposta eloquente a un amico, «Tanto duro lavoro, poi Dio fa il resto». È la ricetta di Musa, l’uomo che in pochi mesi si è preso il Bologna, trasformandolo in una squadra con legittime ambizioni europee.
” Mihajlovic Non potrò mai essere contento perché ha talento per fare di più, voglio sia cattivo