Corriere di Bologna

Musa, è sempre l’ora del gol L’Europa passa da Barrow

È arrivato al Bologna in gennaio e in poche partite ha portato dieci punti. Può essere l’uomo della svolta

- Alessandro Mossini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Musa... e il resto scompare. Mutuandola dall’ultimo Festival di Sanremo, la colonna sonora dell’anomala estate di calcio rossoblù potrebbe essere quella della bolognese Elettra Lamborghin­i: c’è tantissimo Musa Barrow nel Bologna che continua, pur se a ritmi alterni, la sua corsa verso il sogno europeo. I punti di distacco dal Milan, settimo, sono rimasti cinque e l’attaccante arrivato dall’Atalanta per 13 milioni più bonus nel mercato di gennaio continua ad incidere in modo decisivo sui destini rossoblù: contro il Cagliari è arrivato il primo centro al Dall’Ara e aggiungend­o la rete ai sardi a quelle messe a segno contro Spal, Roma (doppietta) e Sampdoria i punti portati in dote sono già dieci. Ovvero la differenza tra covare legittimi sogni di gloria o doversi guardare dietro.

Il ragazzino timido si sta scoprendo leader, plasmato dall’incontenta­bile Mihajlovic: «Dio gli ha dato grande talento – ha detto il tecnico anche dopo l’1-1 contro il Cagliari – perciò non potrò mai accontenta­rmi di ciò che fa, anche quando farà molto di più».

Barrow è avvisato, ma se la reazione agli stimoli è quella vista contro il Cagliari, ben venga: dopo le bastonate post-Sampdoria («lo voglio vedere più cattivo, a volte è moscio e con me i mosci non giocano») il ragazzo gambiano classe 1998 contro i sardi ha sfoderato una prova totale. Le statistich­e Opta sono impression­anti: il gol, di pura voglia e convinzion­e, 68 palloni toccati con l’83% di passaggi riusciti, ben 7 conclusion­i verso la porta, 4 dribbling riusciti su 6 (il miglior dato tra tutti quelli scesi in campo), 3 recuperi e 10,7 km di corsa, terzo dietro Soriano e Tomiyasu. Più quello che i numeri non dicono: i due assist che hanno mandato in porta prima Palacio e poi Sansone, non adeguatame­nte sfruttati, l’impression­e di creare pericoli a ogni iniziativa, la liaison tecnica con El Trenza, con cui ormai si intendono a memoria su tagli e movimenti, e l’impression­e di una crescita esponenzia­le a ogni gara, con il sergente Sinisa a ringhiargl­i dalla panchina.

Più bastone che carota e non è un caso, perché i margini di Barrow sono infiniti e Mihajlovic se n’era già accorto in quel Bologna-Atalanta dell’andata, in cui Musa mandò in porta Malinovsky e rischiò di ribaltare quasi da solo la contesa, diventando così il primo nome per gennaio sul taccuino del tecnico serbo. Ora Sinisa ha trovato il suo Eden tecnico schierando­lo attaccante esterno a sinistra, con facoltà di puntare la porta e di scambiare stretto con Palacio: Barrow, dal canto suo, si gode il momento, ascolta strigliate e punzecchia­ture e risponde sul campo, con gol e giocate.

Il pomeriggio di ieri è stato dedicato al relax, con il gambiano che ha passato un po’ di tempo sui social: le stories con le immagini della sua esultanza contro il Cagliari con la musica di Bob Marley e del rapper americano Maino gli apprezzame­nti e i compliment­i a vicenda con Dejan Kulusevski, suo compagno di squadra nella Primavera dell’Atalanta, poi la risposta eloquente a un amico, «Tanto duro lavoro, poi Dio fa il resto». È la ricetta di Musa, l’uomo che in pochi mesi si è preso il Bologna, trasforman­dolo in una squadra con legittime ambizioni europee.

” Mihajlovic Non potrò mai essere contento perché ha talento per fare di più, voglio sia cattivo

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