La difficile ripartenza dei nidi, gli insegnanti scrivono all’assessore
«La Regione valuti se rendere obbligatori i tamponi per lavorare nei centri estivi» Le insegnanti al Comune: «Lavoro non normato, troppe responsabilità». La Cisl: «É solo badantaggio» Partito il servizio in versione post-Covid per i bimbi 0-3. Lunedì lo s
É partito ieri, dopo settimane di conflitto, il servizio dei nidi comunali estivi che fino al 24 luglio accoglieranno i bimbi di 9-36 mesi. Lunedì Cobas, Adi, Sgb faranno sciopero, ma ieri alcune educatrici hanno deciso di scrivere comunque all’assessora Zaccaria: «Questo lavoro non è normato, abbiamo troppe responsabilità», dicono nella lettera. Zaccaria: «Non siamo stati frettolosi, abbiamo fatto tutto con il massimo scrupolo».
Dopo settimane di braccio di ferro tra Palazzo d’Accursio e i sindacati, ieri, dopo quattro mesi e mezzo, i bimbi piccoli (9-36 mesi) sono tornati al nido nella sua versione estiva post-Covid. Il triage all’ingresso, le educatrici con la mascherina e la visiera, i piccoli gruppi da cinque e qualche pianto nel distacco da mamma e papà: ha inaugurato così ieri mattina, da quello che raccontano gli operatori coinvolti, il servizio rinominato «i nidi a luglio» che si basa sul protocollo regionale per i centri estivi messo a punto dalla Regione nei mesi scorsi insieme agli enti pubblici e ai gestori privati.
Ma non si placa il malcontento dei lavoratori, soprattutto di quelli rappresentati dalle sigle (Sgb, Adi, Cobas) che, dopo la fumata nera di giovedì scorso in Prefettura, hanno indetto lo sciopero di lunedì prossimo, il 13 luglio. Educatori e lavoratori di alcuni nidi stanno infatti per scrivere di proprio pugno una lettera da inviare all’assessora alla Scuola Susanna Zaccaria per contestare l’apertura del servizio 0-3. «Le insegnanti, in particolare quelle più anziane — spiega Alessandra Cenerini di Adi — stanno scrivendo per dire che non c’è alcuna norma che le costringa a fare questo lavoro, sentono di assumersi enormi responsabilità nei confronti dei bimbi e dei genitori, senza però avere un contratto che lo stabilisca. Si sentono allo sbaraglio e se dovesse succedere qualcosa di chi è la colpa?». Le educatrici, così come le tre sigle che hanno indetto lo sciopero, vorrebbero che a rispondere fosse Zaccaria che «non esce allo scoperto e ogni volta delega il lavoro a un tecnico, senza considerare che questa è una questione politica», dice Cenerini.
Se Uil e Cgil non hanno eviri, denziato particolari criticità nella giornata di esordio dei nidi estivi, se non che, dice Loredana Costa della Fp-Uil, «c’erano più adulti che bambini», i Cobas hanno bocciato il servizio. Le cause? «Il caldo estivo che non rende facile indossare la mascherina — riporta Gabriele Pinese facendo una sintesi di quello che gli hanno detto alcuni genitori —, il distanziamento tra le «bolle» (i gruppi di cinque bambini con propri educatondr) fatto con nastri e non con recinzioni non funziona e questo nel caso di contagio renderà difficile ricostruire i tracciamenti. Altri genitori al contrario lamentano la mancanza di contatto fisico tra educatore e bambino».
Critica anche la Cisl che la settimana scorsa era andata in presidio sotto Palazzo d’Accursio per esprimere il suo dissenso. «Non ci sono stati problemi tecnici — dice Kevin Ponzuoli della Fp-Cisl — ma questo servizio si è già rivelato per quello che è, cioè un servizio di badantaggio e di deposito bambini, non c’è alcun valore educativo. Le educatrici non riescono ad esprimersi e sono limitate professionalmente».
Se Cobas, Adi, Sgb hanno già annunciato che lunedì prossimo, in occasione dello sciopero, andranno in corteo dalla sede della Ies (appena sciolta) in via Ca’ Selvatica fino a Palazzo d’Accursio dove sarà organizzato un presidio, la Cisl riunirà di nuovo i suoi lavoratori e le sue lavoratrici in assemblea domani per fare il punto su come sta andando e decidere eventuali azioni.
Intanto anche il consiglio comunale si scalda sul tema. Ieri la consigliera del M5S Elena Foresti si è schierata con i sindacati sulla riapertura del servizio: «Si corre il rischio di improvvisazione, quando le famiglie avrebbero avuto diritto ad un servizio per tutta l’estate. Molti lavoratori hanno espresso preoccupazione per questa frettolosa riapertura, soluzione che può sembrare propagandistica».
Il Pd, con Raffaella Santi Casali, è invece andato in pressing sulla Regione perché renda obbligatorio il tampone per gli educatori dei centri estivi. «Non va bene — ha detto Santi Casali in consiglio — che ci siano centri estivi aperti ed educatori che non si presentano a fare i tamponi. Giustissimo garantire la massima sicurezza, ma ognuno eserciti la sua responsabilità individuale». Quindi: «Mi chiedo se, oltre a fare gli appelli a non abbassare la guardia, la Regione non debba valutare se non ci siano professioni per cui rendere obbligatorio il tampone».
«Si corre il rischio di improvvisazione, è un’apertura frettolosa, sembra propaganda»