Dal Gambia al Dall’Ara, la favola di Musa e Musa
Una storia da film Musa & Musa, a Barrow si aggiunge Juwara, arrivato in Italia nel 2016 da migrante. Il papà adottivo: «È un ragazzo serio, ieri gli ho detto di spegnere il telefono»
L’Italia scopre la favola di Musa Juwara, arrivato in barcone in Italia da migrante che ieri ha segnato a San Siro. Con lui c’è anche l’altro Musa, Barrow, anche lui viene dal Gambia. E ora i rossoblù sognano.
Musa&Musa, una coppia tutta gambiana per cercare di agganciare l’Europa: con il colpo in casa Inter firmato dai due giovani omonimi, il Bologna di Mihajlovic si è issato al nono posto, scavalcando Cagliari e Parma, restando a -5 dal Milan settimo. A gennaio a questa squadra, volenterosa ma con una tendenza a subire gol, mancava un bomber e ora il tecnico serbo potrebbe averne trovati due.
A San Siro Barrow ha segnato il suo sesto gol in rossoblù (tutti decisivi: quattro vittorie e un pareggio), confermandosi il leader offensivo della squadra post-lockdown con il terzo sigillo consecutivo, ma prima di lui l’eroe di giornata era stato un altro Musa. Ci aveva pensato il classe 2001 Juwara, infatti, a rivoltare la partita come un calzino, entrando ancora una volta con la testa giusta dalla panchina dopo l’ingresso convincente visto contro la Juventus: a 18 anni e 192 giorni (per ritrovare un gol più «verde» del Bologna in serie A bisogna andare indietro al 26 gennaio 2003, quando Gigi Della Rocca segnò al Torino a 18 anni e 146 giorni) il ragazzo nativo di Tujereng ha stampato il suo primo sigillo nella massima serie, a coronamento di un percorso che il 10 giugno 2016 lo vide attraversare il Mediterraneo da solo, a bordo di un barcone, con il terrore di finire in acqua dato che non sapeva nuotare. A rendere più sicura la parte finale della traversata partita dalla Libia (dopo un tragitto terrestre iniziato in Gambia e proseguito lungo Senegal, Mali, Burkina Faso e Niger) ci pensò la nave della ong tedesca Fgs Frankfurt, che portò le 536 persone a bordo al Molo Marconi di Messina. Sotto la fotosegnalazione del quattordicenne Musa c’era la scritta «no parents», che individua i minori non accompagnati dai genitori, e da lì Juwara fu trasferito in un centro di accoglienza a Ruoti, vicino Potenza.
È la sliding door del destino che gli cambia la vita: Musa entra nella scuola calcio della Virtus Avigliano dove incontra Vitantonio Summa. Allenatore, inizialmente, ma ben presto tutore legale (insieme alla moglie Loredana Bruno, avvocato) e poi genitore affidatario, portandolo via dalla comunità e rendendolo il terzo fratello degli altri due figli della coppia, Davide e Jacopo. A parlare del gran giorno di Juwara è proprio il padre adottivo, Vitantonio, che ora allena gli Under 17 nazionali del Picerno: «Domenica abbiamo goduto parecchio, il primo gol in A è un’emozione che non si dimentica, inimmaginabile fino a poco tempo fa. Per la mia famiglia, ma anche per una piccola realtà calcistica come la Virtus Avigliano, è stata una soddisfazione enorme: è soprattutto un premio per Musa, un ragazzo bravo ed educato». Al punto che l’attaccante rossoblù non torna molto volentieri sulla sua storia tortuosa di vita, preferendo essere apprezzato e giudicato per cosa fa in campo e nulla più. Preferisce far parlare il pallone, correre e segnare. E papà Vitantonio già domenica sera dopo il gol glielo ha detto: «Spegni il telefono, Musa, o oggi ti tempestano». Un consiglio in più, per un ragazzino che ragiona già da grande: «Aveva e ha idee chiare e voglia di fare, il nostro rapporto con lui esula dal calcio: lo abbiamo portato a casa nostra senza pensare che un giorno potesse arrivare in A, ma per il ragazzo serio e buono che si è sempre dimostrato». Il titolo di capocannoniere degli Allievi regionali Figc
e i corteggiamenti dalla serie A sono arrivati dopo. Ma anche lì, una dimostrazione di serietà: «Abbiamo scelto il Chievo perché era il club che prevedeva il percorso educativo migliore, affidandoci alle mani sagge di Giambattista Pastorello». Una scelta spinta soprattutto dal piccolo Musa, che già ad Avigliano voleva frequentare la scuola (così nacque l’idea dell’affido alla famiglia Summa) e che ha sempre nella testa il consiglio del nonno insegnante rimasto in Gambia, «prima la cultura, è fondamentale».
Un ultimo calcio alla burocrazia, con l’opposizione della Figc al trasferimento al Chievo (per la norma sui tesseramenti dei giovani extraeuropei non accompagnati) cancellata dal ricorso d’urgenza al tribunale di Potenza presentato dalla madre adottiva insieme all’avvocato Rigo, e poi Musa ha iniziato il suo percorso nel calcio: la nuova tappa è Ceretolo, dove abita, e una maglia rossoblù con cui sognare i gol che possono valere l’Europa.
Stesa l’Inter con i due ragazzi imprendibili, i rossoblù vedono il settimo posto a 5 punti