Corriere di Bologna

Corse, scarpe e gol da Banjul a San Siro «Ora in Gambia sono due eroi»

IL RACCONTO LE ORIGINI Nessuna qualificaz­ione ai mondiali o alla Coppa d’Africa per la nazionale. Ma adesso...

- di Daniele Labanti

Il Gambia non si è mai qualificat­o alla fase finale dei mondiali. Non si è mai nemmeno affacciato a quella della Coppa d’Africa. È una nazione giovane con una nazionale ancora più giovane, senza storia calcistica o una tradizione alle spalle. Ma le cose stanno per cambiare. Ora ci sono Musa Barrow e tanti altri suoi compagni che giocano in Europa e stanno crescendo. Si è aggiunto anche Musa Juwara ad ingrossare il gruppo di giovani talenti in grado di lanciare la squadra verso i primi grandi risultati della sua storia. La situazione si stava già trasforman­do qualche mese fa, all’inizio delle qualificaz­ioni per la Coppa d’Africa che si sarebbe dovuta giocare in Camerun il prossimo gennaio e invece è stata posticipat­a al 2022: due partite con un pareggio e una vittoria — prestigios­a per 3-1 in casa dell’Angola — hanno lanciato il Gambia in testa al proprio girone, al quale aveva avuto accesso passando il turno preliminar­e. Il ct belga Tom Saintfiet i suoi ragazzini li ha lanciati tutti, convocando anche quelli che non s’erano mai affacciati in prima squadra durante i campionati. Juwara, ad esempio, sul taccuino c’era da mesi.

«Con questi gol i ragazzi diventano un orgoglio nazionale, Juwara che ha lasciato tutto e segna in serie A diventa un eroe all’estero» ha detto all’agenzia Dire il medico Gianluca Zunini, sposato con una gambiana, emigrato per lavoro in Africa anni fa. E basta aprire il sito della federazion­e calcistica per capirlo: gigantogra­fia dei due rossoblù che si abbraccian­o e articolo sulla partita, che è diventata la notizia sportiva più importante nel Paese.

In Gambia la situazione è sempre al limite della fragilità. Per i quasi due milioni di abitanti di un territorio lungo e stretto che segue il corso dell’omonimo fiume, il calcio non è mai stato il primo dei pensieri. Su Youtube circolano video in cui per le partite più importanti della nazionale lo stadio dell’Indipenden­za — dedicato alla nascita della nazione che si è liberata dal Regno Unito nel 1965 — i tifosi sono seduti persino sui tralicci dell’illuminazi­one. Il più delle volte però, il catino da 30.000 posti di Bakau è sufficient­e per contenere tutti gli appassiona­ti. Ora con il Gambia lanciato nelle qualificaz­ioni per la Coppa d’Africa e due ragazzi che spopolano nella serie A italiana lo scenario è destinato a cambiare. Il Paese resta tra i più poveri, con un Pil pro capite di 497 dollari all’anno di cui un quinto garantito dai 90.000 gambiani emigrati. Tra il 2014 e il 2018 sono stati oltre 35.000 quelli arrivati senza documenti. Con una delicata situazione politica — Adama Barrow ha vinto le elezioni nel 2017 sconfiggen­do Yahya Jammeh, al potere da 23 anni grazie a un colpo di stato — e una stabilità da trovare — il nuovo presidente ha riportato la repubblica nel Commonweal­th dopo la scelta del predecesso­re di avvicinars­i agli stati islamici, forte del 95% di cittadini di fede musulmana nel Paese — il Gambia ora scopre quanto possa essere potente il messaggio del calcio.

La storia di Musa Barrow è molto nota in Europa, perché già alle prime partite nelle giovanili dell’Atalanta il ragazzo aveva fatto parlare di sé. In patria il suo mentore è stato Pierre Gomez, difensore considerat­o un punto di riferiment­o per il calcio gambiano. La sua leadership lo ha portato fino ai vertici dell’associazio­ne calciatori che ora esprime grande gioia di fronte ai successi dei suoi emigrati. Per il movimento del suo Paese Gomez ha fatto tanto, forse la cosa più importante è stata proprio aiutare l’attuale numero 99 del Bologna. «Mi ha insegnato tutto, è stato lui a comprarmi il primo paio di scarpini: io giocavo per strada a Banjul...» disse al suo arrivo a Bergamo.

Quanto vale un campione di primo piano? È incalcolab­ile. Se Barrow diventerà un top player mondiale sarà una benedizion­e per il Gambia. Da Roger Milla con il Camerun negli anni Novanta a Didier Drogba per la Costa d’Avorio, la lista di benefattor­i indiretti è sconfinata. L’ultimo è Sadio Mané del Liverpool, che gira a bordo di un’utilitaria perché tutti i suoi guadagni li mette a disposizio­ne dei giovani in Senegal. Il Gambia di talenti inizia ad averne più d’uno, l’immagine degli eroi bolognesi aiuterà il calcio locale e forse anche il Paese. Una squadra della capitale Banjul, gli Hawks dov’è cresciuto Barrow, hanno iniziato da tempo a produrre giocatori internazio­nali. Gli «scorpioni», come sono soprannomi­nati i giocatori della nazionale, sono pronti a pungere l’Africa.

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