Corriere di Bologna

Due amiche, un uomo e la peste Il romanzo che sembra un’utopia

Dacia Maraini racconta «Trio»

- Paola Gabrielli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dacia Maraini con «Trio» torna alla narrazione storica dopo «La lunga vita di Marianna Ucrìa». Per molti versi il romanzo (Rizzoli, pp.112, euro 16) che la scrittrice presenta oggi in streaming sulla pagina Facebook della Coop Ambasciato­ri (18.30, ne parla con Marco Antonio Bazzocchi), a quel libro si lega. Questa «storia di due amiche, un uomo e la peste a Messina», come dice il sottotitol­o, prende corpo dalle ricerche sulla peste a Messina del 1743 mentre lavorava a «La lunga vita di Marianna Ucrìa».

«Trio», Dacia Maraini, solo di recente ha assunto la forma di romanzo. È stato il lungo lockdown a darle la spinta decisiva?

«Sì, mi ha riportato a quel clima, a quelle emozioni e mi è venuta voglia di lavorarci ancora. A me è capitato raramente ma vedo che a molti scrittori capita di trasformar­e un racconto in un romanzo. Vuol dire che c’erano i semi di una più ampia narrazione».

Le protagonis­te, Agata e «Annuzza», sono due amiche che difendono la loro relazione dalle convenzion­i e dall’amore per lo stesso uomo, Girolamo. Sembra un sogno, un’utopia.

«Non credo che sia un sogno, è l’uso della ragione che le salva dalla competizio­ne. La gelosia è un sentimento naturale che abbiamo in comune con gli animali, ma appunto perché ci diciamo superiori agli animali avendo uso di ragione, di pensiero e di parola, dobbiamo sublimare gli istinti più arcaici e provare a essere liberi. L’amicizia è anche un prodotto culturale».

Di recente ha parlato di un mondo patriarcal­e che scoraggia l’amicizia tra donne. È sempre stato così?

«Forse nel mondo arcaico guidato dalle madri non era così, ma da quando esiste il dominio dei Padri le donne sono state tenute sotto controllo e sotto dominio. Da noi è la Bibbia che sancisce la prima e grave colpa delle donne: avere dato retta al demonio, avere mangiato la mela della conoscenza e per questo si è resa responsabi­le della cacciata dal Paradiso».

La nostra società è sempre patriarcal­e?

«Lo è, anche se molte cose sono cambiate. Ma se pensiamo che le donne hanno avuto il voto solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, si capisce quanto sia recente una certa emancipazi­one. E poi, se solo ci allontania­mo di qualche centinaio di chilometri troviamo mondi dove le donne subiscono la mutilazion­e genitale, vengono sposate a tredici anni a uomini adulti sconosciut­i, dove la disobbedie­nza al padre può significar­e la morte».

È stato salvifico scrivere «Trio» in un periodo come questo?

«Mi ha tenuto molta compagnia in un momento di solitudine e di lutto per le tante persone che morivano disperate».

«I topi portano peste», «fanno rabbrividi­re», scrivono le due amiche, travolte da una catastrofe mai vissuta prima. Qual è secondo lei l’elemento che fa rabbrividi­re di questa pandemia?

«La cosa più terribile di questo virus secondo me è che chiunque lo può portare in giro senza saperlo. Questo crea un sospetto generale che avvelena i rapporti».

Come assiste alla crisi che la cultura sta attraversa­ndo?

«Questo è un Paese strano: creativo, amante del bello, pieno di idee e capacità artistiche, ma quando si va al dunque, non si vuole investire sulla cultura che è il nostro petrolio».

 ??  ?? Biografia Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, editi da Rizzoli e tradotti in oltre venti Paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con «La lunga vita di Marianna Ucrìa» e nel 1999 il Premio Strega con «Buio»
Biografia Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, editi da Rizzoli e tradotti in oltre venti Paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con «La lunga vita di Marianna Ucrìa» e nel 1999 il Premio Strega con «Buio»

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