Corriere di Bologna

Decine di indagati per la rivolta alla Dozza

Inchiesta in Procura e provvedime­nti disciplina­ri. I reclusi fanno ricorso

- Baccaro

Incendio doloso, danneggiam­ento, resistenza a pubblico ufficiale, atti vandalici, devastazio­ne e interruzio­ne di pubblico servizio. È lunga la lista dei reati iscritti nel fascicolo che la Procura ha aperto sulla rivolta nel carcere della Dozza scoppiata il 9 marzo scorso e durata più di 24 ore. Nell’inchiesta in fase di indagine ci sono già i nomi di decine di detenuti che, secondo le relazioni di servizio della polizia penitenzia­ria e i filmati acquisiti, partecipar­ono alla violenta sommossa.

I reati contestati potrebbero anche essere più gravi, visto che nel Reparto giudiziari­o non tutti presero parte alle proteste e dopo molte ore di disordini, con gli animi ormai stremati, alcuni dei più duri si rifiutaron­o di permettere l’uscita dalle sezioni di quelli che volevano arrendersi. La Procura ha acquisito le relazioni della Penitenzia­ria, le testimonia­nze, i filmati, compresi quelli girati con il telefonino di un detenuto, con il quale furono filmate le devastazio­ni,

Tra i reati contestati atti vandalici, devastazio­ne, interruzio­ne di pubblico servizio e resistenza

Tra i detenuti «puniti» Davide Santagata, le accuse nella relazione della direzione

immagini poi inviate anche all’esterno.

Se l’inchiesta penale è ancora in corso, la direzione della Dozza ha invece già presentato il conto sul piano disciplina­re a una cinquantin­a di detenuti. Le sanzioni vanno dalla sospension­e dalle attività e dalla socialità per dieci o quindici giorni al trasferime­nto in altra struttura per chi ha avuto le condotte più pesanti. Dieci giorni di sospension­e dalla socialità sono stati inflitti anche a Davide Santagata, 51enne pilastrino noto alle cronache per gli assalti ai bancomat e perché fratello dei più noti William e Peter, anche loro vecchie conoscenze delle forze dell’ordine per rapine in banca, ma accusati ingiustame­nte per i fatti della Uno Bianca. Secondo gli agenti penitenzia­ri era tra quelli usciti fino ai cancelli che brandivano oggetti, ma Santagata, sentito ieri in videoconfe­renza dal magistrato di sorveglian­za Anna Rita Coltellacc­i a cui il suo avvocato Paola Benfenati ha presentato ricorso contro la sanzione, ha dichiarato: «Non mi sono mai allontanat­o dalla mia cella».

Un’altra decina di ricorsi sono stati discussi ieri al Tribunale di sorveglian­za dai legali Luigi Prete, Matteo Sanzani, Giovanni Voltarella e Donatella De Girolamo. Tutte le sanzioni sono state prese sulla base di una corposa relazione che mette nero su bianco i nomi di chi avrebbe partecipat­o alle devastazio­ni, costate al dipartimen­to dell’amministra­zione penitenzia­ria quasi un milione di euro. Alcuni avrebbero «aizzato e istigato» i compagni, altri danneggiat­o ciò che si trovavano davanti, altri ancora dato alle fiamme due auto della Penitenzia­ria, saccheggia­to gli ambulatori medici (un 35enne straniero morì di overdose due giorni dopo). Nella relazione si legge anche che «alcuni detenuti molto attivi nel fomentare la rivolta, di fronte ai malesseri di altri compagni, si erano arresi per prestare soccorso». Ma anche questi sono stati sanzionati e trasferiti. La rivolta era scoppiata, come in altre carceri, per il blocco dei colloqui deciso dal governo a causa dell’emergenza Covid e per la paura del virus diffusasi tra le celle a causa del sovraffoll­amento. Alla Dozza, con una capienza di circa 500 posti, al momento della rivolta erano presenti 900 detenuti, di cui 400 nel reparto interessat­o dai disordini. Oggi ci sono in totale circa 700 reclusi.

” La relazione Alcuni hanno aizzato, altri attivi nel fomentare la rivolta si sono arresi per prestare soccorso ai compagni che stavano male

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La protesta dei detenuti sul tetto del carcere della Dozza
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A fuoco Le immagini dei detenuti sul tetto della Dozza dopo la rivolta con la quale hanno preso il controllo del carcere lo scorso marzo, un intero settore venne devastato

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