Comunali, Bonaccini: nessuno è indispensabile
Il presidente avverte: «Nessuno è indispensabile. Prima del nome serve un progetto»
«A Bologna non abbiamo già vinto. E nessuno è indispensabile». Suona nella tarda serata di merco- ledì, dal parco 2 agosto di San Lazzaro, la sveglia del presidente Stefano Bonaccini al Pd di Bologna, impegnato a risolvere il risiko di aspiranti candidati dem alle primarie (ancora eventuali) per la scelta del candidato sindaco nel 2021.
Il governatore agita lo spettro del ‘99 e ricorda la vittoria di Guazzaloca: «Nessuno metta il proprio destino davanti al progetto». Un richiamo quasi ovvio, per il sindaco Merola, che però continua a spingere per i suoi assessori «bastardi».
«A Bologna non abbiamo già vinto. E nessuno è indispensabile». Suona nella tarda serata di mercoledì, dal parco 2 agosto di San Lazzaro, la sveglia del presidente Stefano Bonaccini al Pd di Bologna, impegnato a risolvere il risiko di aspiranti candidati dem alle primarie (ancora eventuali) per la scelta del candidato sindaco nel 2021.
Al parco di San Lazzaro non ci sono stand della Festa dell’Unità, né volontari impegnati a friggere chili di crescentine. Tappeti a terra, luci soffuse e musica d’atmosfera, si inaugura il Salotto verde della sindaca di San Lazzaro Isabella Conti. Renziana di Italia viva, rieletta nel 2019 con oltre l’80%, in prima fila alle ultime Regionali per sostenere il bis del governatore. Probabilmente è una personalità come lei che Bonaccini immagina per le elezioni 2021 a Bologna. Ma ci vorrebbe uno tsunami perché il Pd di Bologna, dove gli aspiranti competitor non mancano (a partire dal tridente di assessori Matteo Lepore, Alberto Aitini e Marco Lombardo), accetti una candidatura renziana sotto le Torri.
È proprio la sindaca, che intervista il governatore, a chiedergli quale sarà quello che il Corriere di Bologna ha definito il «fattore B.», come Bonaccini, sulle elezioni bolognesi. Il presidente si tiene lontano dal dibattito sui nomi, ma mette indica al Pd bolognese tre lezioni che arrivano dalle Regionali. «La prima. Faccio un appello a non buttarla in gazzarra. Guai a pensare che, per il fatto che abbiamo raccolto il 65% a Bologna, abbiamo già vinto». D’altronde il 1999 è lì a ricordare a tutti che il capoluogo emiliano non appartiene al centrosinistra. «Serve l’umiltà di chi sa che un certo signore che si chiamava Guazzaloca c’è già stato». Dunque si discuta pure, ma non troppo e «con la consapevolezza del valore e del rispetto delle relazioni di chi deve stare insieme».
La seconda lezione del governatore è che serve «un progetto per Bologna, non contro qualcuno». Perché va bene allargare la coalizione, magari provando anche a convincere il M5S, ma «i voti non si prendono perché l’altro è scarso, ma per le buone idee in campo. Solo così vai a convincere chi non ti ha mai votato». Infine il terzo consiglio. «Primarie o non primarie si vedrà, ci sarà spazio per tanti», scommette Bonaccini, che chiede però «la responsabilità e la consapevolezza di non mettere il proprio destino scriteriatamente davanti al progetto. Si può essere utile, ma nessuno è indispensabile. Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano ci vai insieme agli altri».
Un richiamo contro un candidato in particolare, soprattutto mentre circolano voci di primaristi pronti a clamorosi strappi? Chi conosce Bonaccini sostiene che il governatore non ha un favorito, ma che è preoccupato dello schema, per così dire. Cioè l’alleanza larga, dalla sinistra al civismo centrista. Perché se nome unitario del Pd sarà, serve comunque una personalità in grado di tenere insieme tutti quei mondi. Per il sindaco Virginio Merola la volontà di allargare fino al M5S «è percorribile nel momento in cui ci sia volontà di dialogo sul programma». Sul fatto che nessuno sia indispensabile «tocca rispondere con delle ovvietà, nessuno deve pensare a se stesso. Ma dopo l’ovvio del politicamente corretto — scherza — l’importante è che ci siano dei “gran bastardi”», la metafora con cui ha ribattezzato i suoi assessori.
Virginio Merola
Ovvio che nessuno è indispensabile, l’importante è che ci siano «gran bastardi»