Mise farmaci nel succo, assolto dall’accusa di tentato omicidio
I fatti risalivano al 2017: erano stati chiesti 9 anni di reclusione
Assolto perché il fatto non sussiste. Si è chiusa così, con l’assoluzione con rito abbreviato, la vicenda che vedeva indagato per il tentato omicidio della moglie un uomo di 55 anni, accusato di aver versato nel succo di frutta della donna, a sua insaputa, almeno 4 flaconi di lormetazepam, uno psicofarmaco, insieme ad amitriptilina, un potente antidepressivo dalla cui intossicazione, secondo la perizia tossicologica disposta dal pm, «può derivare la morte».
I fatti risalgono a luglio 2017: la madre della donna, non riuscendo a parlare con la figlia 51enne, chiamò il genero che la rassicurò sulle condizioni di salute della moglie. Ma la suocera, secondo quanto raccontato in fase di indagini, si era insospettita perché sentiva il respiro affannoso della figlia attraverso il telefono e, arrivata a casa sua, la trovò in uno stato catatonico e chiamò il 118, dove la donna finì in Rianimazione e le furono trovati nel sangue i quantitativi elevati di farmaci.
La 51enne giurò di non averli mai assunti e accusò il marito perché in casa con lei c’era solo lui: «Mi ha fatto bere un succo di frutta» denunciò. Il pm Antonello Gustapane inizialmente aveva chiesto l’archiviazione del caso, poi riaperto con l’opposizione della parte civile, assistita dall’avvocato Alessandro Veronetutto si. Ieri in aula ha chiesto la condanna a 9 anni di reclusione. Ma il gup Alberto Ziroldi ha assolto il 55enne con formula piena. Bisognerà attendere le motivazioni per capire il ragionamento del giudice, ma è molto probabile che abbiano pesato sulla sentenza le difficili condizioni di ricostruzione dei fatti oggetto d’accusa, basata solo sulle testimonianze della donna e dei suoi familiari, oltre che sulle analisi tossicologiche. La difesa, avvocati Massimo Leone e Serena De Bellis, hanno portato in aula i tabulati telefonici della donna, dalla quale si evinceva che il 26 luglio, quando secondo la sua ricostruzione aveva dormito
il giorno a causa dei farmaci, il suo telefono era invece attivo e chiamò diversi numeri, compreso quello del marito.
Non è stato possibile dimostrare chi abbia davvero somministrato i farmaci alla donna, o se li abbia assunti da sola, cosa che però lei ha sempre negato. «Attenderemo le motivazioni, poi decideremo il da farsi» commenta l’avvocato della moglie Alessandro Veronesi. Tra i due coniugi il rapporto sembra fosse in crisi da tempo, ma non c’erano state precedenti denunce. Nel frattempo hanno avviato la causa di divorzio.