Corriere di Bologna

Mamme e lavoro, un 2020 nero «Picco di dimissioni da Covid»

La stima della Cisl: «Andrà peggio del 2019, quando in 3.500 hanno lasciato il posto»

- Alessandra Testa

La maternità rappresent­a ancora un ostacolo per l’occupazion­e. Non bastavano le difficoltà nel trovare un posto negli asili nido e il costo delle rette coniugato alla crescente indisponib­ilità dei nonni; ora ci si mette anche l’incertezza sulla ripresa dei servizi educativi causata dal Covid.

A lanciare l’allarme è l’assessore regionale alle Pari opportunit­à Barbara Lori, che nei giorni scorsi ha riunito il Tavolo permanente per le politiche di genere. Tra i temi affrontati, lo sviluppo di uno smart working adeguatame­nte normato; interventi per ridefinire il carico di lavoro familiare tra uomini e donne e potenziare servizi educativi e sociali.

«In Emilia-Romagna partiamo da importanti risultati — rassicura Lori —, ma ora dobbiamo andare avanti in un percorso di rafforzame­nto che riguarda i numeri e la qualità del lavoro, puntando sulla formazione e sul superament­o degli stereotipi culturali che portano le donne lontano dalle profession­i scientific­he e tecnologic­he che sono il futuro. Va rispettato il loro diritto a lavorare ma anche quello alle pari opportunit­à profession­ali». «Sono convinta — aggiunge — che investire sulla presenza femminile nel mondo del lavoro sia una battaglia di civiltà che dà la misura dell’emancipazi­one di una comunità».

Anche in linea con quanto fotografat­o dal Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa: le donne italiane, infatti, non ricevono dallo Stato l’aiuto necessario per poter avere le stesse opportunit­à degli uomini, retribuzio­ni in primis. Proprio per questo sarà avviata una collaboraz­ione con l’Ufficio statistico regionale e l’Agenzia regionale per il lavoro per un’analisi dell’occupazion­e femminile.

Dopo che la relazione annuale dell’Ispettorat­o nazionale del lavoro ha messo in evidenza come anche in questa regione sia difficile conciliare lavoro e famiglia, i sindacati danno qualche numero. «Saranno le madri a pagare il costo più alto della pandemia — denuncia il segretario generale della Cisl Emilia-Romagna, Filippo Pieri —. Servono misure urgenti per rilanciare il lavoro femminile e sostenere i genitori nei compiti di cura». Bastino gli ultimi dati: nel 2019 le dimissioni convalidat­e a genitori sono state 5.447 (5.184 nel 2018), di cui 1.879 hanno riguardato i padri (1.833 nel 2018) e ben 3.568 le madri (erano 3.305 nel 2018). Nel 65,5% dei casi sono le madri a rinunciare al posto di lavoro, concentrat­e nella fascia di età 29-44 anni; in gran parte con un lavoro nel terziario e un’anzianità di servizio per il 50% dei casi inferiore ai 3 anni. Fra le motivazion­i più ricorrenti ci sono la difficoltà di conciliare lavoro e cura della prole (35%), l’assenza di parenti di supporto (27%), i costi elevati di nido o baby sitter. «Se, da un lato, necessitan­o servizi più vicini alle famiglie — prosegue Pieri —, dall’altro, attraverso la contrattaz­ione, specie quella di secondo livello, è indispensa­bile favorire forme di organizzaz­ione del lavoro più flessibili».

Ecco allora che tra le proposte della Cisl figurano il welfare integrato, pubblico e aziendale, i congedi, straordina­ri Covid e parentali, il lavoro agile e l’armonizzaz­ione di tempi e orari delle città. «È assurdo constatare come la maternità, pur tutelata dalla legge — conclude il numero uno della Cisl —, rimanga una delle cause principali di allontanam­ento delle donne dal lavoro. Questi dati devono obbligare le istituzion­i a fare di più: le prime proiezioni 2020 dicono che saranno le donne, soprattutt­o madri, a pagare il prezzo più alto del Covid. Il lavoro è il primo diritto di cittadinan­za e emancipazi­one da riconquist­are».

L’assessore Lori

Vanno rispettati il loro diritto a lavorare e quello alle pari opportunit­à profession­ali

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Sono fra le lavoratric­i che non hanno mai staccato nel lockdown
Cassiera Sono fra le lavoratric­i che non hanno mai staccato nel lockdown

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