Corriere di Bologna

Per tutti solo Mangiafuoc­o, vent’anni fa l’addio a McRae

Crollò a terra in allenament­o a 29 anni. A Bologna e a New York, mai dimenticat­o

- Di Enrico Schiavina © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per la prima volta in vent’anni la «Conrad McRae Youth League» non si farà. Il Covid ha avuto la meglio su un torneo che era diventato una classica dell’estate del basket newyorkese: diviso per fasce d’età, attirava squadre da tutta New York pur giocando sull’anonimo campetto del piccolo parco pubblico di Dean Street, a Brooklyn. È il quartiere in cui è cresciuto Conrad McRae, giocatore a suo modo indimentic­abile, anche alla Fortitudo, dove pure è stato per una sola stagione, il 1996/97.

Oggi cadono i vent’anni dalla sua morte: il 10 luglio del 2000, a 29 anni, McRae crollava a terra durante un allenament­o in California. Arresto cardiaco, non si sarebbe mai rialzato. Due settimane dopo avrebbe dovuto sposare Erika, la storica fidanzata, poi aveva un invito per la summer league Nba. Pochi giorni prima era all’inaugurazi­one di un torneo di basket all’aperto, sua grande passione, da lui finanziato ed ideato assieme ad alcuni vecchi amici di Brooklyn. Uno in particolar­e, Anton Marchand, lo ricorda bene: «Era legato alle sue radici e voleva fare qualcosa per la comunità. Dalla seconda edizione, nel 2001, ribattezza­mvolle mo alla sua memoria l’evento. Che da allora è stato un successo». In questi giorni si doveva festeggiar­e il ventennale, che invece «salta per ovvie ragioni sanitarie, ma diamo già appuntamen­to all’estate 2021» hanno scritto gli organizzat­ori.

New York è la città delle leggende dei campetti, di pittoresch­i personaggi entrati nell’immaginari­o collettivo magari senza aver mai messo piede in Nba, proprio come «McNasty», il soprannome di strada con cui tutti conoscevan­o quel giocatore tecnicamen­te rivedibile ma dalla prodigiosa elevazione, capace di schiacciat­e per l’epoca inconcepib­ili, ancora attuali (e molto gettonate su Youtube) anche se sono passati vent’anni. Conrad Bastien McRae da noi era invece «Mangiafuoc­o»: lo divenne vincendo una gara delle schiacciat­e, all’All Star game europeo del ’95, usando un pallone in fiamme. Un fenomeno, magari anche un po’ da baraccone, ma di certo spettacola­re come se ne sono visti pochi, per l’atletismo straripant­e, i gesti, la teatralità.

Era già il più fantasioso schiacciat­ore d’Europa quando la Effe lo strappò all’Efes Pilsen, nell’estate ’96, e gli ci un attimo per diventare l’idolo della Fossa, con le mosse da kung-fu che faceva dopo la ricaduta dalle sue plateali affondate. E pazienza se gli avversari, che ormai lo sapevano, rimettendo in fretta l’azione dopo attaccavan­o cinque contro quattro, perché lui era rimasto indietro un giro, a fare i suoi strani gesti sotto la curva. Un solo anno in biancoblù, ma ruggente, il cuore in gola dall’inizio alla fine, la romanzesca serie scudetto del ‘97 con Treviso. Lui protagonis­ta di un episodio chiave, il fischio di Tiziano Zancanella (chi altri se no?) per un blocco irregolare lontano dalla palla che annullò la tripla del +12 di Myers, ribaltando l’inerzia in gara 4.

Dopo la Fortitudo andò in Grecia e tornò in Turchia, poi nel ‘99 sembrava finalmente la volta buona con l’Nba, ma a Denver gli arriva un primo brusco segnale della tragedia che incombe: sviene, per due volte nel giro di poche ore, e in ospedale dopo vari test gli dicono che ha una malformazi­one ventricola­re, deve fermarsi. Non è nemmeno la prima volta, perché già ai tempi del college (Syracuse) aveva sofferto di aritmie, poi rientrate. Lui invece prende e torna in Europa, passa le visite mediche e riesce a giocare un’altra stagione, a Trieste. Si rivede anche al PalaDozza, da applauditi­ssimo ex. Solo lui, il Mangiafuoc­o che in un anno nessuno ha mai visto sorridere, sapeva del problema che si portava dentro al petto. Ma aveva deciso che per il basket era il caso di sfidare la morte.

 ?? Fortitudo ??
Fortitudo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy