La crisi (più nera) dei penultimi
La fotografia delle Acli: 3.000 le richieste di aiuti economici legate all’epidemia
Le Acli snocciolano i numeri dell’effetto della pandemia sulle tasche dei lavoratori di Bologna. Tra tutti, salta agli occhi il dimezzamento delle dimissioni legato allo smartworking principalmente. In difficoltà sono i penultimi, quelli che con la crisi del ceto medio «saranno i più colpiti di domani», e le donne. L’assessore al Lavoro Marco Lombardo ricorda anche «gli esodati del Covid» e rende pubblica la storia di 49 lavoratrici Camst che vivono con 100 euro.
«Rimettere la famiglia e le politiche per il lavoro al centro, pensando non solo all’emergenza ma anche ai penultimi che, con il progressivo impoverimento del ceto medio, saranno i più colpiti domani». È la strada indicata da Filippo Diaco, presidente dell’Associazione cristiana dei lavoratori italiani di Bologna che ieri ha presentato la fotografia, dal mese di febbraio ad oggi, del periodo di lockdown in vista dell’auspicata ripresa e col timore che, finito il blocco dei licenziamenti, l’emergenza sanitaria si trasformi nella temuta emergenza sociale.
Come sempre, a parlare sono i numeri: al patronato Acli bolognese sono pervenute 243 domande di reddito di emergenza (parimenti suddivise fra donne, soprattutto in età fra i 20 e i 30 anni, e uomini, per lo più fra i 45 e i 60 anni), 1.400 domande di disoccupazione (l’anno scorso furono quasi il doppio: 2.460), 116 indennità Covid richieste dai lavoratori autonomi, 630 da quelli domestici, 62 congedi parentali, 56 per la cosiddetta legge 104 e 742 dimissioni volontarie tra aprile e maggio, di cui 296 di donne e 446 di uomini.
In particolare, Diaco ha fatto notare come sostanzialmente il dato delle dimissioni sia dimezzato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando erano state circa 1.500: «Questo perché — spiega — i datori di lavoro hanno più di frequente consentito alle dipendenti di proseguire con il lavoro agile: un vero e proprio “effetto smartworking” anche perché — rimarca a conferma dei timori palesati nei giorni scorsi dalla Cisl regionale — già a partire dai primi giorni di giugno assistiamo ad una netta impennata delle dimissioni».
«Dobbiamo aspettare arrivino gli effetti economici dei mesi del lockdown e, siccome nessuno è in grado di dire se e come tornerà una seconda ondata del contagio — gli fa eco l’assessore al Lavoro Marco Lombardo — questa volta dobbiamo farci trovare preparati». Tra le criticità da superare ci sono quelle vissute da alcune categorie di lavoratori spesso dimenticati, quelle che l’assessore di Palazzo d’Accursio definisce «gli esodati del Covid» come, per esempio, «le 49 lavoratrici Camst della ristorazione della Fiera che ho incontrato nei giorni scorsi e che, avendo un contratto part-time ciclico verticale, vivono da mesi con il solo Fondo di erogazione salariale, in media 100 euro, garantito dall’azienda». La stagionalità della loro prestazione e il fatto che le fiere non sono state cancellate ma differite, insomma, si abbatte su di loro, che non possono così accedere ad altre forme di sostegno al reddito. Una situazione precaria che secondo le stime di Lombardo riguarderebbe quasi 1 milione di lavoratori in tutta Italia.
Anche la gestione della famiglia e del lavoro di cura è cambiata durante l’emergenza coronavirus. Stando ai dati forniti da Acli, infatti, delle 56 domande per congedi straordinari (legge 104) presentate ben l’80% sono riferibili alle lavoratrici: «Un dato che ci deve far riflettere su quanto — ha analizzato Diaco — siano sempre le donne a farsi carico del lavoro di cura». Anche per questo l’Acli sprona le istituzioni a fare di più per le famiglie con figli. «Alle famiglie non servono solo bonus — tuona Diaco —. Alle famiglie servono percorsi di formazione e di accompagnamento al lavoro ma anche riconoscimenti maggiori e sgravi nelle dichiarazioni dei redditi». Tra le iniziative che saranno messe in campo prossimamente, Diaco annuncia la richiesta di voucher per la pratica sportiva e una grande manifestazione sul «crescentone»: «Porteremo in piazza tanti passeggini vuoti — come è già successo a Roma davanti al Campidoglio — per chiedere più attenzione per i bambini e le loro famiglie».