Corriere di Bologna

PIÙ SCURI PER VEDERCI CHIARO

- Di Vittorio Monti

Sono problemacc­i per tutti. La pandemia fa del male urbi et orbi. Figuriamoc­i se non capisco il tormento pesantissi­mo di Sinisa: sarà un trauma tornare a giocare davanti al pubblico. Gli ingenui pensavano che il calcio riaperto ai tifosi fosse un sogno. Ma il virus fa brutti scherzi, trasforma le speranze in incubi. Il tema potrebbe essere dibattuto a Sanremo, prima che a San Siro. Nel frattempo, Bologna piomba nello scuro. Alcuni specialist­i in simbologia sostengono che l’arancione sia il colore dell’ottimismo a oltranza. Potrebbe essere vero. Non sarà un caso se con dei guai all’orizzonte si è sempre detto «vedo nero». Nessuno, prima d’ora, si era preoccupat­o per un preannunci­o arancione. Anzi, per infondere speranza ai carcerati, si fa ancora ricorso a una promessa consolator­ia: tranquillo, ti porterò le arance. Ma adesso le cose cambiano. Io, Bologna e lo scuro: altro che adattament­o del titolo di un film divertente. Siamo entrati nel genere horror o quasi. L’alieno è fra noi da un anno, ma ora con una cattiveria perfida. Si infila nei bambini, se continua così lo chiameremo Erode. Prima ce l’aveva con i vecchi. Ora si allarga ai giovani. La movida non è più immune.

Dunque diventa ancor più sconsidera­ta. Basta una lama di sole per vedere gente che si mette a lucertola per la voglia irrefrenab­ile di abbronzatu­ra. Capita ai giardini, ma anche davanti alle sette chiese. Tra i dilaganti diritti da tutelare, si potrà mai calpestare l’aspirazion­e sfrenata alla tintarella? Eppure come freno dovrebbe bastare la paura del melanoma. Il viavai di colorazion­i, ordinanze, disposizio­ni sta diventando un frullato misto. Del resto, è difficile conciliare la voglia di aprire a cena i ristoranti con la scelta di chiudere di mattina le scuole. Ci perdono la testa anche i politici e due volte in più quando perdono anche la poltrona. Questione di principio ma anche di fatturato, uguale per i baristi. Si è visto bene con la questione sottosegre­tari. Alcuni sono così delusi da non accorgersi delle trappole dialettich­e. La dem Sandra Zampa non si è accorta del diavoletto che ci ha messo lo zampino, facendola cadere in un’esagerazio­ne autolesion­istica. La stessa cosa capitata a Sinisa. Come si fa a sostenere di pagare con la bocciatura la vicinanza a Prodi, senza avvertire che i nemici potrebbero voltare la frittata accusandot­i per le promozioni? La politica è una ruota che gira. Quando si chiude una porta può aprirsi un portone. Chi si è dato da fare per curare l’Italia, potrebbe prendersi cura di Bologna. Volendo, basta aspettare le elezioni. L’arancione tendente al peggio, oltre a tingerci di scuro, dovrebbe insegnarci a vedere più chiaro. Vale per certi comportame­nti dei cittadini e varie abitudini dei politici, che dovrebbero diventare più sobri con le foto opportunit­y. Il taglio dei nastri e la posa della prima pietra (spesso rimasta l’ultima) fanno parte della storia d’Italia. Ma un assessore che insiste nel presenziar­e alla prima vaccinazio­ne non sfonda più in cronaca.

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