Omicidio Gallo, l’indagato non parla
In silenzio davanti al giudice, ora tocca ai testimoni. La famiglia: fiducia nelle indagini
É rimasto in silenzio davanti al pm Francesco Caleca l’unico indagato per l’omicidio di Kristina Gallo, la 30enne trovata morta nella sua casa a marzo di due anni fa. Ieri l’uomo si è presentato in Procura insieme al suo avvocato Alessandra Di Gianvincenzo convocato dagli inquirenti per rendere interrogatorio, ma ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Continuano intanto le audizioni dei testimoni da parte dei carabinieri.
É rimasto in silenzio davanti al pm Francesco Caleca l’unico indagato per l’omicidio di Kristina Gallo, la 30enne trovata morta nella sua casa a marzo di due anni fa. Ieri mattina l’uomo si è presentato in Procura insieme al suo avvocato Alessandra Di Gianvincenzo convocato dagli inquirenti per rendere interrogatorio, ma ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. É stato iscritto nel registro degli indagati alcuni mesi fa, sulla base di alcuni indizi in mano agli inquirenti raccolti dopo la riapertura delle indagini a marzo 2020. I carabinieri del nucleo investigativo hanno anche perquisito la sua casa e sentito le testimonianze di alcune persone a lui vicine, compresa la moglie. L’indagato conosceva e aveva frequentato Kristina, ma respinge l’accusa di averla uccisa.
Le indagini dei carabinieri nel frattempo vanno avanti, altre persone saranno convocate in Procura, mentre i militari, con l’aiuto anche del Ris, continuano a setacciare la vita e le relazioni della donna. La 30enne fu trovata morta il 25 marzo 2019 nella sua casa in Bolognina dal fratello che entrò con le chiavi, preoccupato perché non la sentiva da giorni. Il corpo era in una posizione molto strana per una morte naturale: dal bacino in giù giaceva sotto il letto, come se qualcuno avesse voluto nasconderlo, la parte superiore era fuori dal letto. Ma il sole primaverile che filtrava dalla finestra e batteva sul viso aveva accelerato il processo di decomposizione per cui il medico-legale non potè stabilire la data esatta della morte ma solo collocarla nei giorni precedenti.
Lo stato di decomposizione della parte superiore del corpo non permise neanche di analizzare le vie aeree ed escludere che la donna fosse stata soffocata. In un primo momento si pensò a una morte naturale, visto che dall’autopsia risultò un arresto cardiaco, ma la famiglia, assistita dall’avvocato Cesarina Mitaritonna, presentò opposizione alla richiesta di archiviazione e il gip ordinò nuove indagini. «La famiglia è chiusa nel dolore — si limita a dire il legale —, ma siamo fiduciosi sull’esito delle indagini che comunque stanno andando avanti».
Dopo la riapertura del fascicolo, i carabinieri hanno passato al setaccio la vita, la casa della donna, i tabulati del suo cellulare e in Procura è maturato il convincimento che si trattò di un omicidio. Adesso gli inquirenti vogliono vederci chiaro e tenteranno di arrivare fino in fondo. Si cerca anche di capire che fine abbia fatto il telefonino di Kristina: fino a qualche giorno prima della morte risultava accesso ma poi è stato spento e in casa non fu trovato. Dopo più di un anno dal ritrovamento del cadavere, però, qualcuno lo ha riacceso e il telefono ha ricominciato a parlare. Un giallo nel giallo che, si spera, potrebbe portare alla persona che per ultima vide la donna.
Kristina aveva attraversato un momento difficile, da cui però stava uscendo, spinta anche dal desiderio di riavere l’affidamento dela figlia minore, che prima viveva con lei ma poi era stata affidata al padre. L’autopsia ha escluso che nel corpo ci fossero tracce di stupefacenti o alcol, nè la donna soffriva di patologie cardiache che avrebbero avuto un ruolo un decesso.
Gli investigatori hanno sentito persone vicine alla vittima e la moglie dell’indagato