Addio a Pizzica, per anni guidò i pensionati Cgil
Lo storico segretario dei pensionati della Cgil si è spento al Sant’Orsola stroncato dal Covid
C’è un’immagine che il Covid, che lo ha ucciso l’altra sera nel reparto di terapia intensiva del Sant’Orsola, non si porterà via di Bruno Pizzica, storico segretario generale dei pensionati dello Spi-Cgil prima di Bologna e poi dell’Emilia-Romagna. È un serpentone di carrelli della spesa pieni di pane e cicoria che, quando il sindaco era Giorgio Guazzaloca e al governo c’era Silvio Berlusconi, sfilarono da via Indipendenza fino a piazza Maggiore per denunciare il mancato aumento delle pensioni durante uno sciopero generale fitto fitto di bandiere.
Pizzica, 70 anni e da quasi 20 anni dalla parte degli anziani, in Camera del Lavoro ha fatto la storia. Fu il primo a parlare di non autosufficienza, ad accorgersi che il fenomeno delle badanti andava regolamentato e che «vecchi»
” Spi È stato uno dei dirigenti più autorevoli e popolari della Cgil ha operato per la tutela delle persone anziane Lascia un grandissimo vuoto
se si resta attivi — si era pure inventato una bandiera ad hoc con i colori della pace — non lo si diventa mai. Non si dimenticava mai di rimarcarlo: i pensionati rappresentano il più grande ammortizzatore sociale delle famiglie di oggi. Faceva i conti col virus da due mesi e le sue condizioni si sono aggravate nelle ultime settimane. Abruzzese di Pratola Peligna, figlio di un partigiano della Brigata Majella, aveva studiato al liceo classico di Sulmona e c’è chi lo definiva un latinista. Lascia la moglie Antonella Raspadori, alla guida dello Spi di Bologna, e la figlia Sara.
A ricordarlo è l’amico, compagno di segreteria degli anni d’oro e oggi componente del direttivo regionale dello Spi, Valerio Molinari. «Orgoglioso e un po’ permaloso, odiava i “signor sì” — rammenta — ma aveva un cuore grande e un’inventiva straordinaria. Gli bastava leggere un titolo di giornale per ideare una protesta o organizzare convegni con grandi nomi come Ardigò a Zamagni». Per un soffio gli sfumò l’assessorato al Welfare ai tempi di Flavio Delbono, ma di welfare in fondo si è occupato molto meglio da via
Marconi. «Di Bologna amava il grande senso civico da quando al suo arrivo in stazione, nel 1975, fu fulminato da un cittadino per aver appallottolato e poi gettato a terra una carta di caramella», aggiunge Molinari.
Dal 1992 al 1996 è stato segretario generale della Funzione pubblica, quindi in segreteria confederale dal 1996 per 8 anni, dove si è occupato di contrattazione territoriale e sociale, welfare, riforme istituzionali, sanità. Poi, dal 2004, l’inizio dell’avventura bolognese nello Spi come segretario generale. In segreteria regionale dal 2012, è stato nel direttivo nazionale Cgil e da marzo 2014 segretario generale Spi-Cgil Emilia-Romagna, dove ora lascerà il testimone al ferrarese Raffaele Atti. «È stato uno dei dirigenti più autorevoli e popolari della Cgil — ricorda lo Spi regionale — ha operato per la tutela delle persone anziane. Lascia un grandissimo vuoto ma anche la consapevolezza che sarà sempre al nostro fianco nelle battaglie a difesa dei più deboli».
«Bruno era un sindacalista di razza — aggiungono dalla segreteria della Cgil EmiliaRomagna dove sono state issate le bandiere a mezz’asta —. La tutela delle persone fragili è stato il suo impegno anche durante la pandemia».
I funerali saranno lunedì mattina in Certosa. Lungo l’elenco dei messaggi di cordoglio: dal presidente della Regione Stefano Bonaccini al sindaco Virginio Merola, dall’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini al segretario regionale Pd Paolo Calvano e il presidente di Acer Alessandro Alberani.