Il pusher giovane e ambizioso e la lotta per il controllo del territorio
Continua la caccia all’uomo per individuare chi ha sparato al 25enne marocchino martedì scorso in via Natali. Le indagini della Mobile si concentrano sul passato del ferito, le sue frequentazioni, la famiglia e i traffici, gli ultimi contatti prima della sparatoria davanti al civico 3 della strada che si collega a via Deledda, nel cuore del «bunker» pilastrino. Senza alcuna collaborazione sua e di chi gli sta vicino, né testimonianze che abbiano fornito elementi utili, al momento è l’unico modo per cercare di capire chi poteva avere interesse, e soprattutto motivi di rancore, per arrivare a sparargli. Dai precedenti per droga del 25enne emerge una figura che non si può definire l’ultimo arrivato, piuttosto uno che ha già saputo muoversi bene nel contesto dello spaccio e che perciò poteva essere più esposto di altri. Qualche partita non pagata o il controllo della zona sono le ipotesi adesso sul tavolo degli investigatori come possibile movente dell’aggressione, nella quale la vittima se l’è cavata con 15 giorni di prognosi. Il 25enne è stato infatti subito dimesso ed è tornato a casa, vive a Bologna ma non è residente al Pilastro. Qualunque sia il motivo ella sua aggressione gli inquirenti non hanno dubbi sul fatto che ci si trovi nel contesto della droga. Continuano intanto gli accertamenti balistici sulla pistola ritrovata alle spalle del palazzone di sette piani, in uno spiazzo aperto sotto al livello della strada e all’incrocio tra via Panzini e via Deledda, nascosta o buttata tra l’edera e vecchie macchine abbandonate. Secondo la prima ipotesi però potrebbe non essere legata al fatto, trattandosi probabilmente di un’arma giocattolo la cui eventuale pericolosità andrà accertata con i rilievi in corso. Diverso invece il caso dei due coltelli a lunga lama e dell’ascia ritrovati in zone diverse ma sempre nei dintorni, che invece potrebbero aver fatto parte del piano per il regolamento di conti in atto. (l.m.)