L’arte per tutti
Apre oggi il Museo Spazio Pubblico Un luogo a disposizione della città Inaugurazione con un’opera di Favelli
«Il “parklet” è forse l’unico dehor in Italia dove non si serve cibo, senza scopo di lucro». Così l’artista Flavio Favelli presenta lo spazio all’aperto, tra verde e sedute con wifi gratuito, in via Curiel 13/d. Non lontano dallo Stadio Dall’Ara, di fronte al nuovo Museo Spazio Pubblico. Un nuovo centro che verrà inaugurato oggi alle 17 con la presentazione di un’opera sitespecific dello stesso Favelli, Raffaello 500. Un grande dipinto a tempera su soffitto lungo una decina di metri che riproduce, a mano libera, l’immagine della celebre banconota da 500mila lire dedicata a Raffaello. «La banconota italiana - così la presenta Favelli - col più alto valore, le 500mila lire, è rappresentata da Raffaello Sanzio, l’artista più spirituale. Non è la prima volta che propongo una pittura su muro di banconote, ne ho fatte per esempio nella facciata di un ristorante di Capalbio. Ma in ambito pubblico ho spesso avuto contrasti e censure. L’ambiguità del denaro, il fare buoni affari, come sentenziava Andy Warhol, è tanto raccomandato e desiderato, quanto, se rappresentato, evitato come ambiguo e denso di ombre».
Negli ultimi dieci anni, continua l’artista che vive a Savigno, «anche se non nasco come pittore dipingo su muro, per non lasciare il monopolio alla street-art. Anche perché sui muri interni ormai non si dipinge più, se non nelle pizzerie. Anche qui il proprietario mi ha chiesto: “Ma sicuro che si potrà poi cancellare?”. In ogni caso, fino a quando dipingi fiori o uccelli va bene, ma le banconote è come se stimolassero un senso di colpa. All’ingresso di Savigno c’è una casa abbandonata per cui ho presentato un progetto di 3 murali, tutti bocciati. Hanno preferito lasciarla così».
Della sua opera Favelli parlerà oggi alle 18 con Lorenzo Balbi e Claudio Musso, in diretta streaming su Facebook e in presenza. Nel nuovo spazio, nato da un’idea di Luisa Bravo, ingegnere e urbanista, docente di Urban Design all’Università di Firenze e curatrice di una sezione del Padiglione Italia nell’imminente Biennale Architettura di Venezia. Ora guarda all’Italia dopo aver creato in passato una rete internazionale sul tema degli spazi pubblici, portando avanti realtà come l’associazione culturale City Space Architecture e Genius Saeculi, impresa operante nelle Digital Humanities.
«L’idea - racconta - è quella di portare uno spazio di coinvolgimento in periferia. Per questo abbiamo creato il “parklet”, spazio a disposizione di tutti, dove si siedono anziani o mamme con i passeggini. Se non fosse ormai un termine troppo abusato, si direbbe uno spazio di resilienza. Anche se all’inizio qualcuno si lamentava perché avevamo tolto 3 parcheggi. La scorsa settimana è venuta la troupe della web serie “Segnali’, che girava al Meloncello e non aveva trovato un luogo dove fermarsi perché, ci hanno detto, in zona non c’era nulla. Questo vuol essere uno spazio, a disposizione ma con la voglia di promuovere attività di ricerca, programmi di residenze, conferenze, mostre, workshop, dialoghi multiculturali, performance artistiche. All’intersezione tra tecnologia, arte e architettura».
Al piano terra di uno dei tanti palazzi di una via densamente abitata, un tempo c’era un supermercato Margherita, poi sostituito da uffici.
Ora questo nuovo spazio, affittato e pronto già da mesi ma bloccato dalla pandemia, sostenuto grazie ai fondi di un progetto europeo. Nel futuro sono in programma la seconda edizione del festival cinematografico «Visioni Urbane», in novembre, la mostra «Senegal/Sicily» di Alberto Amoretti e Giovanni Hanninen, la performance Silence Meal di Nina Backman. E tra maggio e giugno una mostra di lavori ispirati dalla pandemia, realizzati da giovani studenti di scuole d’arte di Londra e Melbourne.