Fatica mondiale
Sarà una stagione anomala, due preparatori spiegano come ci si allenerà: «Inutile caricare troppo all’inizio Chi andrà in Qatar poi sarà più in forma di chi rimane»
Le squadre stanno tornando al lavoro per preparare una serie A totalmente anomala, vista la pausa di 52 giorni per il Mondiale tra novembre e gennaio. Un bel rebus anche per i preparatori atletici dei vari club: «Il momento chiave sarà a gennaio quando si dovrà riallineare la condizione di chi viene dal Mondiale, anche a seconda del turno dell’eliminazione, a chi è rimasto a lavorare qui. I valori torneranno a essere più omogenei tra febbraio e marzo», spiega Carlo Voltolini, preparatore atletico della Spal con un passato alla Virtus e all’Italbasket.
Pronti, via e ci sono sei turni tra il 14 agosto e l’11 settembre: «Credo non si faranno carichi alti o volumi di lavoro esagerati, ma cose specifiche sulla brillantezza perché in quel mese ci si dovrà anche allenare giocando. L’idea del mettere benzina nel serbatoio in ritiro non ha tanto senso: quando inizia il campionato tutti vogliono partire forte da subito, infatti da qualche anno le preparazioni sono cambiate». Di fatto è come se ci fossero due preparazioni atletiche distinte, con quello stop di quasi due mesi che rappresenta il momento più delicato da gestire: «Bisognerà essere bravi a non eccedere all’opposto, facendo grandi carichi creando poi uno squilibrio di forma tra chi è in Qatar e chi resta qui. La condizione disomogenea poi si paga, anche se la conferma dei cinque cambi aiuterà tantissimo: fare quel torneo di A con i giocatori rimasti di cui si parlava o trovare amichevoli allenanti sarà basilare per conservare il ritmo-gara. Sarà prezioso anche interfacciarsi con i preparatori delle nazionali: ognuno fa il suo, ma avere i report dei vari Gps semplificherà la gestione».
Punta molto sull’importanza della scienza anche Raffaele Gagliardo, preparatore atletico con varie esperienze nel calcio (tra cui Napoli, Bologna e Reggiana, con una lunga collaborazione con Leonardo Colucci) e coach alla Sempre Avanti: «Chi va in Qatar salvo infortuni sarà più allenato rispetto a chi rimane qui, ma anche più stanco fisicamente e mentalmente. La tecnologia che prevede monitoraggio del singolo atleta, in allenamento e a riposo, sarà preziosa per l’individualizzazione dei carichi». Cambierà poco in estate, perché da tempo le preparazioni si sono modernizzate: «Ormai si fa pochissimo lavoro a secco. Una volta in ritiro la palla non si vedeva mai e si facevano tante corse nei boschi, da alcuni anni si lavora tanto con la palla con esercizi metabolici: il calcio è un gioco intermittente con accelerazioni, decelerazioni e cambi di direzione e il lavoro con la palla ti dà il ritmo-gara. Sarà fondamentale far arrivare i giocatori pronti sul piano del minutaggio a inizio campionato».
Quindi niente fondo e ricerca della brillantezza immediata. Poi però arriverà lo stop autunnale: «Quello sarà un vero problema, specie per chi ha tanti convocati ai mondiali. La pandemia ci ha insegnato tanto nella gestione dei giocatori, questo mondiale è quasi come se fosse un nuovo lockdown: per chi resta qui sarà fondamentale mantenere intensità alta e ritmo-partita organizzando amichevoli, anche se i campionati di B e di C non si fermano quindi sarà complesso organizzarle. Per gli staff tecnici e per i preparatori italiani, tra i migliori al mondo, sarà un anno interessante: è una novità assoluta per tutti».