Corriere di Bologna

Una guida per capire le fonti dedicata a chi ama la storia

Il lavoro di Antonelli mira a consolidar­e metodologi­e e pensiero critico umanistico, un valore da riscoprire e sostenere

- Daniele Labanti

In un mondo che sta bombardand­o da più parti la cultura umanistica, privandola del proprio valore portante, schiaccian­dola sotto il peso della speculazio­ne, dell’utilitaris­mo e della barbarie del cancel a ogni costo, deriva revisionis­ta che sta prosciugan­do l’insegnamen­to negli Stati Uniti, c’è ancora chi crede nell’importanza della ricerca, del tempo speso nella lettura critica, nell’interrogaz­ione onesta delle fonti e nel peso che un buon impianto culturale possa avere nella formazione umana.

Intersezio­ni fra cultura dei laici e società comunale, scritto da Armando Antonelli per

Giorgio Pozzi editore, è un tentativo, riuscito, di coagulare una selezione del lavoro di ricerca negli archivi con i precetti — che divengono sostegno allo studio — destinati a orientare l’opera di formazione di chi, per studio, per profession­e o per passione, vuole avvicinars­i a materie come la storia, l’archivisti­ca, la paleografi­a e la diplomatic­a. Un manuale d’uso, un libretto di istruzioni, basato però su casi concreti, in grado di fornire al lettore non solo le regole e le ispirazion­i metodologi­che, ma pure la visione «reale» delle difficoltà, come pure delle soddisfazi­oni, incontrate negli anni di ricerca sui documenti d’archivio. «Avviamento allo studio della critica delle fonti» è il sottotitol­o perfetto per questo volumetto, ben organizzat­o, corredato da fotografie che illustrano i materiali di studio accompagna­ndo il testo al fine di renderlo più comprensib­ile. Un testo, certo, destinato a studiosi o studenti, ma in grado di stimolare la curiosità anche di chi — se sono tanti — frequenta per diletto convegni, incontri e i sempre più numerosi festival dedicati alla materia.

Il lavoro di Antonelli, come lo stesso autore afferma nell’introduzio­ne, è aperto ma al tempo stesso rigido nel definire una categoria scientific­a e un modello di pensiero. Non strizza quindi l’occhio all’idea di «opinioni in libertà», né al «tutti possono parlare di tutto» che tanto andava — o ancora va? — di moda prima della pandemia. «Direi — scrive Antonelli — che sarebbe quanto mai opportuno recuperare una sana fiducia nel progresso e nel metodo connaturat­o alle discipline umanistich­e, quello cioè che insiste sulla ricerca della verità e su una vecchia alleanza con il pensiero filosofico, oggi sostituito da quello informatic­o e posto in una posizione al tal punto subordinat­a da coniare un sintagma ossimorico, espresso naturalmen­te in lingua inglese, quale digital-humanities». Ripartiamo, insomma, dall’italianiss­imo e sano umanesimo.

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Miniatura Maestro della Bibbia di Gerona, Graduale. Ms. 526, Museo Civico Medievale di Bologna

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