Spese energetiche, il salasso per la regione Aumentate in un anno di 188 milioni di euro
Secondo i dati di Agenas i costi sono cresciuti del 134% dal 2021
Le spese energetiche sono state un vero salasso per la sanità dell’Emilia-Romagna. Non è una novità in sé, il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore alla Salute Raffaele Donini lo stanno dicendo da mesi, denunciando come questi aumenti non prevedibili all’inizio del 2022 si siano sommati alle spese sostenute per il Covid non rimborsate dal governo. Adesso però a mettere nero su bianco le cifre è Agenas, l’agenzia del ministero per i servizi sanitari regionali. Intanto sui conti della sanità divampa la polemica, con Fratelli d’Italia che chiede il commissariamento dell’Emilia-Romagna.
In Regione stanno chiudendo proprio in questi giorni il bilancio di previsione del 2023, un conto che vede già un saldo negativo per la sanità di circa 400 milioni di euro a causa delle spese Covid e dell’aumento delle spese energetiche. Alcuni giorni fa Agenas ha pubblicato un interessante report sulle spese energetiche sostenute nelle aziende sanitarie delle regioni confrontando il 2022 con il 2021: un conto salatissimo che si attesta sui 3,2 miliardi di euro a livello nazionale, con un aumento di 1,4 miliardi. Tra le regioni con l’aumento percentuale maggiore c’è l’Emilia-Romagna, con il +134,78%, preceduta da Abruzzo (+163%) e Toscana (+144,8%). Il caro bollette è costato alla nostra regione 188.269.541 euro in più rispetto al 2021, con un aumento medio pro-capite di 42,54 euro calcola Agenas. Una cifra che ci pone in testa alla classifica nazionale anche in termini assoluti, in quanto siamo passati dai 149 milioni del 2019 agli oltre 327 milioni del 2022. La voce Utenze elettricità, che rappresenta il 55,6% della spesa complessiva nel 2022, ha subito un aumento, rispetto all’anno precedente, di 120.566.576 euro (+195,42%). La voce Riscaldamento (33,7% della spesa), è cresciuta di 57.975.451 euro (+110,26%) mentre la voce Altre utenze, che rappresenta il 10,7% della spesa complessiva, è aumentata di 9.727.513 euro (+38,23%). Attraverso l’analisi dei conti economici della regione sono stati quantificati l’andamento dei costi energetici, fornendo una rappresentazione sintetica sia a livello regionale che di confronto tra le aziende all’interno della stessa. L’analisi, avverte Agenas, «esula da valutazioni su politiche regionali di efficientamento energetico o su variabili di contesto che possano aver influenzato l’andamento rappresentato, trattandosi essenzialmente di una fotografia dei dati registrati nei conti economici degli anni di riferimento».
Guardando al confronto tra le diverse aziende sanitarie in valore assoluto, quelle che registrano un maggiore incremento legato ai costi energetici sono l’Ausl della Romagna (+39.807.518 euro) e l’azienda ospedaliero universitaria Sant’Orsola di Bologna (+27.427.118 euro). Per il policlinico bolognese le spese sono più che raddoppiate rispetto al periodo pre-pandemia: erano di 20.451.142 euro nel 2019 e sono diventate di 47.035.000 nel 2022. In termini percentuali, le aziende con un aumento maggiore, a fronte di un aumento medio regionale del 134,7%, sono il policlinico di Modena con un aumento del 186%, Ausl di Modena con +184,7%, e l’istituto ortopedico Rizzoli che registra un aumento dei costi pari al 182,9% rispetto al 2021.
Come ormai noto sull’aumento delle spese energetiche e sui costi Covid non rimborsati le Regioni hanno presentato alcune settimane fa un documento, votato all’unanimità, in cui si chiede al governo un tavolo di confronto e si avanzano alcune proposte per far sì che le regioni non chiudano i bilanci in rosso a causa di questi capitoli di spesa. Il nostro assessore alla Salute ha incontrato nelle vesti di coordinatore della commissione Salute delle Regioni i ministri della Sanità Schillaci e dell’Economia Giorgetti, ricevendo assicurazioni che il confronto sarebbe stato aperto. Lega e Fratelli d’Italia però hanno iniziato da giorni la polemica politica chiedendo il commissariamento della sanità dell’Emilia-Romagna. La polemica è approdata ieri in Parlamento dove FdI ha chiesto al governo di «chiarire eventuali sprechi nelle voci di spesa delle singole direzioni sanitarie». «La proposta di commissariamento sarebbe ridicola se non fosse becera — la replica di Donini —, se non altro perché lo stesso ministero guidato da Schillaci ha appena definito il nostro sistema sanitario regionale come il più virtuoso in Italia per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza».
La polemica
FdI e Lega chiedono il commissariamento della sanità regionale, Donini replica: becero