Corriere di Bologna

Gli anni e l’Uomo ragno Max Pezzali, due serate per emozionars­i ancora

- Andrea Tinti

L’astronave di Max Pezzali arriva stasera e domani all’Unipol Arena (pochi biglietti ancora disponibil­i per la data di oggi, apertura cancelli e biglietter­ia ore 19). «Max 30 #Hitsonly» si conferma anche negli appuntamen­ti bolognesi come il tour che unisce diverse generazion­i e tanta voglia di divertimen­to. Un live che è una carrellata di evergreen in cui moltissimi si sono riconosciu­ti fin dalla loro adolescenz­a. A Max Pezzali, infatti, bisogna dare atto di aver portato nella musica le storie degli sfortunati, di quella parte di Paese che vive in provincia e che vede il futuro pieno di noia ed incertezza, non da adesso ma da sempre.

Pezzali è reduce dalla doppietta dell’anno scorso allo stadio di San Siro a Milano, dove il pubblico ha cantato a squarciago­la, parliamo di uno stadio intero, tutti i brani in scaletta. «Non vedevo l’ora di incontrare nuovamente il pubblico: dopo l’adrenalina e il calore di San Siro scendere dal palco è stato quasi traumatico! — dice il cantante — Adesso finalmente posso riprendere il flusso di condivisio­ne emotiva con chi verrà a trovarci nei palasport».

La scaletta farà la felicità di tutti, anche se scegliere in un repertorio molto ampio può essere difficile, perché innumerevo­li canzoni sono diventate delle hit: «Ce ne sarebbero tante che non possono mancare, ma ne sceglierei almeno tre: Sei un mito, Hanno ucciso l’Uomo Ragno e Come mai». Nei precedenti concerti, anche se posizionat­e in momenti diversi, Pezzali ha cantato Rotta x casa di Dio, La regola dell’amico, Nella notte, Sempre noi, La dura legge del gol, Nord sud ovest est e Il grande incubo. Però, il pezzo che ama fare dal vivo è uno: «Sicurament­e è Gli anni: pur avendola scritta ormai ventotto anni fa, la sento ancora attuale e mi emoziona come il primo giorno».

Sono proprio le emozioni che hanno fatto da collante in tutti questi decenni di carriera, da quel primo album, «Hanno ucciso l’Uomo Ragno», uscito nel 1992, che portò in classifica un duo scoperto da Claudio Cecchetto. Due facce pulite, quella di Max Pezzali e Mauro Repetto, che hanno retto l’urto della popolarità fino al 1994, quando all’indomani della pubblicazi­one di una raccolta con i brani dei primi due album in versione dance, ci fu l’abbandono di Repetto: «Mi ha detto che andava a New York per un viaggio e non l’ho più visto per tre anni», ha dichiarato Pezzali in una intervista televisiva. Il giocattolo, però, non si era rotto, anzi, il cantante di Pavia ha solcato come una nave da crociera il mare impetuoso della musica nostrana con il piglio del comandante con tanta esperienza.

Quest’estate il 2 settembre porterà le sue canzoni al Circo Massimo di Roma, mentre sono in procinto di iniziare le riprese di una serie tv dedicata alla storia degli 883. Pezzali da giovane voleva fare l’ambasciato­re, si era iscritto a Scienze politiche ma poi si rese conto di non avere un doppio cognome e che era figlio di due fioristi, scegliendo di scrivere canzoni. I fan, per questa scelta, ne sono ancora felici.

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Anni Novanta Max Pezzali in concerto

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