Corriere di Bologna

Unibo e Policlinic­o finanziano un posto da ricercator­e in bioetica

La direttrice Gibertoni: dobbiamo fare cultura e formazione tra i medici

- M. Ama.

Il Sant’Orsola, Istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o, non è direttamen­te coinvolto dalla delibera regionale sul suicidio assistito, ma è lambito molto spesso dal tema del fine vita.

In questo ospedale si fanno trapianti di cuore, e non solo, si curano tumori di ogni tipo con terapia all’avanguardi­a, si trattano le gravi insufficie­nze d’organo, e talvolta quando la chirurgia e le terapie mediche non guariscono più si accompagna­no, o si dovrebbero accompagna­re, i pazienti verso scelte diverse, alternativ­e. «Anche in un grande ospedale come questo la cultura del fine vita deve crescere molto — riconosce la direttrice generale Chiara Giberquell­a toni —, per questo ne abbiamo parlato con il rettore dell’Università e ci siamo resi disponibil­i a finanziare un posto per ricercator­e per lavorare su come la nostra comunità viva il tema del fine vita nell’approccio multidisci­plinare».

I casi nella pratica possono essere frequenti. Ad esempio: è giusto insistere per operare una donna molto anziana per un tumore provocato da una recidiva, quando quella stessa persona manifesta la volontà di preservare una certa qualità di vita per il tempo che le resterà da vivere? La legge 219 del 2017, per intenderci sul consenso informato e sul testamento biologico prevede di fronte a certe diagnosi di patologie croniche o invalidant­i la pianificaz­ione condivisa delle cure. «In questo contesto si dovrebbe affrontare anche il fine vita con il paziente — spiega Gibertoni —, bisogna fare tutto il percorso fino alle cure palliative, inteso come percorso precoce. Questo è l’aspetto che una comunità come quella del Sant’Orsola non può non affrontare e praticare. C’è un bisogno molto forte anche da parte dei profession­isti di eventi formativi. Per questo visto che siamo un Irccs ci siamo resi disponibil­i con l’Università a finanziare un posto da ricercator­e, del tipo che viene poi stabilizza­to come professore associato, per fare ricerca suite mi della bioetica nell’ onco ematologia e nelle gravi insufficie­nze d’ organo ».

Si tratta di un passo in più rispetto non solo a singoli eventi formativi che lo stesso Sant’Orsola organizza, ma anche rispetto a quanto già sta facendo l’Ausl di Bologna dove è attivo dal gennaio 2021 un Programma di bioetica clinica applicata nel dipartimen­to dell’ Integrazio­ne diretto da Danila Valenti, con il fine di supportare adeguatame­nte i profession­isti con formazione, consulenze, gruppi di confronto multidisci­plinari e multi profession­ali in tutte le problemati­che etiche affrontate nella quotidiani­tà.

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Didattica Anche al Sant’Orsola si formano gli studenti di Medicina

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