«Io capitano» in Africa
Cinemovel e Garrone vanno in Senegal con il film Antognoni: «Portiamo la cultura a chi non ce l’ha»
Matteo Garrone l’aveva già anticipato l’estate scorsa, quand’era venuto all’Arena Puccini per presentare Io capitano, candidato ai prossimi Oscar del 10 marzo. Il suo film l’avrebbe portato nelle scuole italiane ma avrebbe voluto proiettarlo anche in Africa. In Senegal, proprio lì dove inizia l’avventura dei due giovani protagonisti Seydou e Mussa. Un desiderio che ora sta per concretizzarsi grazie alla collaborazione con la fondazione emiliano-romagnola Cinemovel, non nuova a imprese del genere. L’idea del cinema ambulante, dal portoghese «cinema móvel», sostenuta anche da Ettore Scola, era nata dopo una serata in un cinema del Madagascar, nel ‘97, grazie alla passione dei due fondatori, Elisabetta Antognoni e Nello Ferrieri. Ora Cinemovel, che guarda per il futuro anche a progetti in America Latina, si prepara a ripartire per l’Africa.
Antognoni, come avete incrociato il sogno di Garrone di portare «Io capitano» in Senegal?
«Noi abbiamo iniziato in Mozambico nel 2001 e in Senegal eravamo già stati una decina d’anni fa, al Festival della Comunità di Mbori. Poi c’è stato il Covid e siamo stati costretti a fermarci. Ma quando abbiamo visto il film di Garrone a Palermo, e lui ci ha lanciato l’idea, non abbiamo potuto che raccoglierla all’istante».
Cosa vi ha colpito del film?
«È girato in Senegal in lingua wolof, è anche un film d’avventura con protagonisti due adolescenti. È uno strumento potentissimo da portare in villaggi remoti, che parla un linguaggio universale, interpretabile da tutti. Come dimostrano i 25 anni della nostra esperienza».
Cosa persegue Cinemovel?
«È una carovana di moderni saltimbanchi che si ferma in villaggi e periferie, monta uno schermo all’aperto e poi proietta i classici del cinema, il cinema del paese e i film per bambini. Insomma, nel nostro piccolo cerchiamo di portare un accesso alla cultura a chi di solito non l’ha».
Come avete organizzato questo viaggio?
«Con Garrone e i due interpreti andremo a metà aprile, dopo la fine del Ramadan. Anche in questo caso collaborando con tante realtà locali. Con la carovana faremo tappa in luoghi dove le Ong lavorano e hanno progetti sulle nuove generazioni, lavoreremo con centri di ascolto, centri sociali, club interculturali, realtà in grado di organizzare proiezioni e dibattiti nelle scuole».
Garrone ci tiene molto a far vedere ai ragazzi africani cosa li attende nel viaggio verso l’Europa. Voi cosa ne pensate?
«Tutti gli adolescenti cercano di vedere cosa c’è oltre il loro giardino. Noi abbiamo un passaporto privilegiato a differenza di quei ragazzi, ma non abbiamo alcun merito per essere nati in questa parte del mondo. Esplorare il mondo ci porta a vedere cosa c’è oltre la nostra realtà».
Tutti gli adolescenti vogliono vedere cosa c’è oltre il loro giardino Andremo nelle scuole e organizzeremo incontri e dibattiti
Per sostenere la carovana «Vengo anch’io» avete avviato una campagna di crowdfunding che prosegue.
«È una campagna a cui chiunque può contribuire, su produzionidalbasso.com, perché noi andremo in villaggi non ci sono né acqua né luce. Quando arriviamo le persone accorrono, magari portandosi una seggiola, alle nostre visioni che sono partecipate, collettive. Siamo convinti che in qualche modo dobbiamo restituire quello che abbiamo, a realtà dove non ci sono biblioteche, cinema, sanità pubblica».