Con «Il Trovatore» Verdi in controluce
Serata sull’opera, in scena domenica al Nouveau
Èuno dei capolavori di Giuseppe Verdi, parte di quella trilogia popolare composta in pieno ‘800. E ancora oggi Il Trovatore è una delle opere più amate dal pubblico della lirica, composta nel 1851 su libretto di Salvadore Cammarano e ispirato al dramma spagnolo El trovador, opera di Antonio García Gutiérrez.
Un dramma cavalleresco di ambientazione medievale che Verdi, che non conosceva lo spagnolo, si era fatto tradurre dalla futura seconda moglie Giuseppina Strepponi. «A me sembra bellissimo, immaginoso e con situazioni potenti», scrisse un Verdi al culmine del proprio successo, da Busseto al poeta napoletano Cammarano, già per altro librettista di Gaetano Donizetti. «Io vorrei due donne, la principale, la Gitana, carattere singolare e di cui ne farei il titolo dell’opera. L’altra ne farei una comprimaria. Fate voi che siete quell’ometto che siete… ma fate presto». All’opera verdiana, che sarà in scena al Comunale Nouveau da domenica, per il musicologo Massimo Mila «il più assurdo e il più pazzo dei melodrammi, il più lacerato fra altezze vertiginose di appassionata disperazione e di sommaria brutalità», è dedicato questo nuovo appuntamento del ciclo «In controluce. Percorsi d’Opera, tra Arte e Storia», prodotto da Innovio, che si terrà questa sera alle ore 20,30 all’Auditorium Manzoni (i biglietti sono acquistabili a 10 euro su TicketSMS).
Saranno presenti all’appuntamento il musicologo Giovanni Bietti e lo storico dell’arte Giovanni Carlo Federico Villa ne «Il Trovatore. Cortigiani e cavalieri, deliri e vendette», che vedrà anche il mezzosoprano Benedetta Mazzetto, impegnata nelle recite del Trovatore nella parte di Ines, che interpreterà le due arie di Azucena, »Stride la vampa» e «Condotta all’era in
ceppi». La regìa è di Barbara Abbondanza, le scelte musicali sono di Valentino Corvino. I montaggi video sono curati da Tommaso Arosio. Si tratta di un racconto, sottolinea Villa, «che collegherà l’opera per eccellenza con un viaggio nella storia dell’arte, dal Rinascimento agli Impressionisti, per inseguire un mondo gitano denso di valori positivi nella percezione di una società che cambia. Il mondo degli zingari scoperto dal Romanticismo europeo con le opere di Byron e Hugo che brulicano degli ultimi della società. E’ la bellissima Esmeralda di “Notre Dame de Paris” che si collega a un’opera come Il Trovatore che è tutta al femminile, determinata dalle vicende e dai sentimenti che riguardano Leonora e Azucena».
Nell’opera verdiana, per lo storico dell’arte torinese, si rispecchia alla perfezione quella società in pieno fermento, che portò al marzo 1848 con la promulgazione nel mese di marzo dello Statuto Albertino, adottato come carta costituzionale dal Regno di Sardegna. «Sono i medesimi anni che indurranno Verdi a sviluppare il tema portante degli emarginati — dice Villa — intimamente connesso alla situazione politica del 1848. Il Maestro vive la figura dell’intellettuale quale un isolato, posto al di fuori di una società che non ne riconosce lo status. E questo lo indurrà a impostare opere i cui personaggi vivono scissioni interne fortissime. Il genio patriottico di Verdi dà vita a un melodramma che diviene con lui, che di carattere era un perfetto antitaliano (schivo, riservato, ombroso, iracondo, avido e attento al denaro), l’interpretazione più sublime di una società e di una nazione al suo farsi».