Migliori, la «Ricerca senza fine» in mostra al Castello Estense
L’esposizione porta in città oltre cento opere del fotografo
«Quando iniziai a fotografare, nel 1948, in casa, in uno stanzino approntai una camera oscura di fortuna. E fu lì che incontrai il caso. Una sgocciolatura di sviluppo mal fissata su un foglio di carta sensibile mi aprì un nuovo mondo: non solo fotografia come rappresentazione del “reale”, ma possibilità di concepire un’immagine con la fantasia, con il gesto, utilizzando comunque gli strumenti della fotografia: luce, carta sensibile, sviluppo, fissaggio, calore. Da qui è nato il desiderio di sperimentare». Così Nino Migliori, classe di ferro 1926, introduce la mostra dedicatagli a Ferrara.
Al Castello Estense da oggi al 3 giugno, a cura di Denis Curti, «Nino Migliori. Una ricerca senza fine» ripercorre attraverso 100 opere, dal 1948 a oggi, le tappe del fotografo bolognese. Dagli scatti di sapore neorealista, che raccontano l’Italia degli anni ‘50, e dalle serie dei «Muri» e dei «Manifesti» strappati, affini alla pittura informale europea, alle sperimentazioni concettuali con cui indaga aspetti non previsti del linguaggio fotografico e alle opere che evidenziano un interesse per la comunicazione visiva nel suo insieme. Ancora oggi, continua Migliori, «mi soddisfa mettermi in gioco, divertirmi realizzando lavori che mi autocommissiono. L’utilizzo di tecniche storiche come cliché-verre, fotogrammi o l’invenzione di nuove, come ossidazioni, pirogrammi, idrogrammi, polarigrammi e altre ancora, sono sempre state strumento per realizzare un’idea, un progetto. Sono curioso e mi piace lasciare la strada vecchia per la nuova. E magari proprio lungo il percorso un incontro fortuito mi fa nascere nuovi stimoli da approfondire. Le sirene delle novità sono molto seducenti».
Al fotografo bolognese sono stati recentemente dedicati i film Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza e Nino Migliori. La festa che rovescia il mondo, entrambi diretti da Elisabetta Sgarbi. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio e curato da Denis Curti, che rappresenta l’intera opera di Migliori attraverso 9 mappe concettuali, tante quante le sezioni, e una selezione delle opere più significative. «Tra le sue mani osserva Curti - la fotografia è stata amata e maltrattata. Spogliata e rivestita. Bruciata, dimenticata e riciclata. Ripudiata e nuovamente accolta. Le sue invenzioni sono tutte all’insegna dello svelamento, per una visione mai univoca». Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte, aggiunge che Migliori ci ricorda che «la storia, come la realtà, è un’illusione, è solo quello che riusciamo a considerare tale sulla base delle testimonianze superstiti. Il grande buio del perduto, del dimenticato, prevale sempre sulla poca luce del conosciuto».