«Questa regione culla dei grandi live»
Trotta: «La ricetta: location e amministrazioni»
L’estate dei grandi live stranieri e italiani fa tappa in Emilia Romagna. Quest’anno la parte del leone la fa Reggio Emilia dove all’RCF Arena ci saranno le due date uniche nazionali di AC/DC (già sold out) e Rammstein (21 luglio), mentre uno degli appuntamenti italiani dei Twenty Seconds to Mars sarà all’Unipol Arena (24 maggio) e nella stessa location dovranno arrivare anche i fan dei Nickelback per l’unico live italiano (2 giugno) e quelli di Olivia Rodrigo (9 giugno). Non mancheranno anche gli artisti nostrani, come Zucchero e Max Pezzali. Claudio Trotta, il fondatore della Barley Arts, l’anno scorso ha portato a Ferrara il concerto di Bruce Springsteen e quest’anno a Reggio Emilia gli AC/DC.
L’Emilia-Romagna sta diventando la culla ideale per concerti di alto profilo? che ha alimentato attenzione, passione e professionalità nel campo della Musica Popolare Contemporanea. È bene ricordare la presenza capillare negli anni ‘70 e ‘80 delle Feste provinciali dell’Unità con arene temporanee che ospitavano regolarmente tour di artisti internazionali e nazionali. Quanto succede ora è in continuità con quegli anni ed è agevolato da sindaci e da realtà locali. Va anche ricordata l’eccezionale imprenditoria privata dell’Unipol Arena che ha permesso di dare a Bologna il primato della migliore arena indoor italiana».
La RCF Arena si può definire come il tempio della musica dal vivo italiana?
«Mi pare che sia prematura come definizione. È corretto dire che è una struttura unica in Italia sin dalla concezione che ha messo le necessità del pubblico e delle produzioni di musica pop e rock al centro per la prima volta in questo Paese. Da troppi anni siamo “ospiti” di strutture nate per altri utilizzi, in cui artisti, pubblico e organizzatori si sono, con grande fantasia e spirito di sacrificio, adeguati».
che altri luoghi non hanno in Italia?
«Grazie alla pendenza studiata appositamente ha un’ottima visibilità per tutto il pubblico».
Ferrara sta diventando una piazza molto interessante per i concerti. Perché?
«Città d’arte ottimamente amministrata dal sindaco Alan Fabbri, con una progettualità artistica alimentata dall’assessore alla cultura Gulinelli e splendide location».
Quando si organizzano concerti di altissimo profilo la location viene proposta al management?
«Qualsiasi scelta e decisione è presa di comune accordo e reciproca accettazione».
Che cosa pensa dell’Autodromo di Imola?
«Problematica la viabilità e non eccezionale la visibilità per tutto il pubblico, ma i concerti in Europa sono spesso organizzati in location ben più problematiche».
Il futuro della musica dal vivo saranno i mega eventi?
«Mi auguro fortemente di no. Sarebbe l’anticamera dell’estinzione culturale. La musica si deve e si può vivere in moltissime e diverse modalità dai piccoli club e teatri sino agli stadi e alle arene open air».
Nell’immaginario collettivo gli organizzatori dei live sono sempre visti come personaggi “loschi”, perché secondo lei?
«Ogni epoca ha le sue percezioni. La storia talvolta a posteriori le rovescia».
Qual è il concerto che ha organizzato di cui va più fiero e quello che non avrebbe mai voluto fare?
«Il festival Sonoria nel 1994 a Milano con 33 artisti. Primo e insuperabile festival rock italiano con anche i due anni seguenti e altri 100 artisti. Forse non avrei voluto organizzare il tour degli a-ha nel ’96, nove date disastrose».