Yunus dal Bangladesh: situazione terribile tenete alta l’attenzione
Bologna, e non solo, che abbraccia il pensiero del professor Muhammad Yunus, Premio Nobel per la pace nel 2006, si è ritrovata ieri in via D’Azeglio nella sede della Fondazione Yunus per testimoniare il proprio sostegno all’economista, vittima di persecuzione politica e giudiziaria in Bangladesh. L’iniziativa «Yunus Social Business… Today» ha visto la partecipazione dei rappresentanti di Yunus Centre delle città italiane per esprimere solidarietà all’inventore del microcredito, promotore dell’imprenditoria sociale, di recente condannato a sei mesi di reclusione, accusato di non rispettare le norme a tutela del lavoro.
«Oggi ci siamo riuniti per dire che Yunus c’è e con lui ci sono tutte le persone che credono nella sua visione», ha sottolineato Giuseppe Torluccio, vicepresidente di Fondazione Yunus Italia e docente dell’Alma Mater. Il premio Nobel ha preso parte all’incontro in collegamento video dal Bangladesh: «La situazione è terribile — ha confermato — per aiutarmi continuate a costruire tra i giovani nuove esperienze legate al social business e tenete viva l’attenzione da parte delle istituzioni e dei media italiani affinché non si affievolisca l’interesse verso la verità». Yunus ha raccontato che «il momento è drammatico perché sta avvenendo l’espropriazione illegale di strutture Grameen che si occupano di social business in tutto il mondo — ha proseguito — Tenere alta l’attenzione è ciò che chiedo alla comunità legata a una nuova visione del mondo a 3 Zeri, zero povertà, zero diseguaglianze, zero inquinamento». Il legame del prof. Yunus con Bologna è stretto: nel 2015 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria e prima ancora nel 2004 la laurea ad honorem dall’Università. Lo scorso 17 gennaio è stato firmato il manifesto «Bologna con Yunus» firmato anche da Romano Prodi. Attorno all’idea di Yusizione nus «di mettere in piedi attività economiche che principalmente risolvano i problemi sociali, che abbiano una sostenibilità economica e non siano una forma di carità» come ricorda Torluccio, c’è fermento e sempre più esempi concreti che vedono i giovani protagonisti: «ragazzi che si fanno carico di un problema sociale, anche piccolo, lo risolvono e lo mettono a dispodella comunità. Lo abbiamo visto durante l’alluvione — sottolinea il vicepresidente della Fondazione — i giovani si organizzano e di fronte a sfide importanti ci sono. È un messaggio importante per costruire una mentalità nuova, quella di coloro che saranno i rappresentanti delle future classi dirigenti».