Il ruggito del leone Cockburn in concerto tra folk e world music
Il cantautore canadese e il nuovo album
Icantautori sono una «razza» particolare. Capaci con le canzoni di farti sentire vicino alle loro storie, ai loro ideali, diventando un amico o amica virtuale che aspetti di ascoltare ad ogni nuovo disco per ritrovarti a casa. Bruce Cockburn, in concerto stasera al Teatro Dehon (ore 20.45, euro 25), è diventato un amico di centinaia di migliaia di ascoltatori sparsi per il mondo. Canadese, tra gli artisti più famosi del suo Paese, è in tour con il suo nuovo album, O sun o moon, pubblicato l’anno scorso dalla True North, etichetta indipendente a cui l’artista è legato dal suo esordio sulla lunga distanza datato 1970.
Cockburn è un girovago di emozioni, nella sua lunga carriera ha messo piede nel folk come nel jazz, nella world music ma anche nel rock. Artista curioso, ha viaggiato per il mondo visitando luoghi e culture lontane dal suo Canada, finendo in Guatemala, Mali, Mozambico e Nepal e portando con sé, nel viaggio di ritorno, una visione decisamente aperta al pianeta intero. «Il mio lavoro - ha detto consiste nel cercare di intrappolare lo spirito delle cose nei graffi della penna sulla carta e ad estrarre note dal metallo». Cockburn è un’anima venduta ai drammi sociali come alle storie personali che diventano universali, il suo sguardo si appoggia, da sempre, sulla complessità compositiva e sullo stile chitarristico, elementi che arricchiscono il suo mondo sonoro senza appesantirlo. Il suo attivismo, dai diritti dei nativi alle mine antiuomo, arrivando ai problemi ambientali e al debito del Terzo Mondo, si uniscono ad una visione spirituale: «Preferisco pensare a cosa farò
dopo. I miei modelli per invecchiare con armonia sono persone come John Lee Hooker e Mississippi John Hurt, che non hanno mai smesso di lavorare, cercando di migliorare fino alla fine come musicisti e come esseri umani».
Infatti, proprio l’essere umano con tutte le sue contraddizioni è al centro del lavoro artistico di Cockburn, premiato con 13 Juno Awards, è stato inserito nella Canadian Music Hall of Fame e nella Canadian Songwriters Hall of Fame, ha ricevuto il Governor General’s Performing Arts Award ed è stato nominato Ufficiale dell’Ordine del Canada.
Un artista maturato negli anni che nel ritornello del brano che apre il suo ultimo disco canta: «Il tempo fa pagare il suo pedaggio, ma nella mia anima sono in piena corsa», un cammino spedito che lo ha portato a collaborare con organizzazioni come Oxfam, Amnesty International, Medici Senza Frontiere e Friends of the Earth. Ad aprire il live il modenese Davide Falcone, in arte James Meadow, cantautore e antropologo, che ama visceralmente il folk, soprattutto nord americano, nel quale, attraverso la tecnica del finger-style, testi in inglese e accordature aperte, trova il suo pane quotidiano. Nel 2020 ha dato alle stampe il suo primo lavoro, che la rivista britannica «AmericanaUK» ha così descritto: «Un album di canzoni che spiccano per la voce unica e le ottime abilità chitarristiche».