Dalla Città 30 al Codice della strada Lepore: «Vogliono isolare i sindaci»
Il primo cittadino al fianco di Schlein: «Una controriforma, ci riporta indietro di 50 anni» Poi elenca i benefici dei nuovi limiti: calano incidenti e feriti, meno sanzioni dagli autovelox
Nel giorno in cui il nuovo Codice della strada approda alla Camera tra la barricate del centrosinistra, è Bologna a 30 all’ora la testa d’ariete del Pd nazionale contro la riforma voluta dal Ministero dei Trasporti. «In sette settimane a Bologna abbiamo avuto 60 persone ferite in meno e -15% di incidenti», rivendica il sindaco Matteo Lepore, al fianco della segretaria Elly Schlein nella presentazione della campagna dem contro il nuovo Codice della strada: «Abbiamo presentato 240 emendamenti. E continueremo a batterci». Intanto il sindaco di Bologna smentisce le Cassandre delle opposizioni e preannuncia un calo delle sanzioni. «Con la Città 30 incasseremo meno dagli autovelox perché le persone vanno più piano anche in quei punti. Questo potrebbe essere un problema per le nostre casse – dice il primo cittadino – ma credo sia una bellissima notizia».
Su Bologna 30, innalzata ormai a città ideale della mobilità dal Pd nazionale, pesa in realtà l’ultimatum del ministro Matteo Salvini, che ha chiesto al Comune di spiegare entro fine mese come si adatterà alla direttiva ministeriale (e restrittiva) sulle Città 30. Il primo cittadino bolognese continua però sulla strada della resistenza passiva. «C’è un confronto che si sta avviando nel merito per capire come applicare la direttiva. Bologna attenderà le valutazioni che faranno i sindaci insieme al ministero. Spero si possa lavorare insieme per fare le Città 30 che il ministero ha finanziato, io ho l’impressione che la questione si supererà dopo le Europee...», dice con una punta di sarcasmo Lepore, convinto da tempo che la battaglia del centrodestra contro i nuovi limiti di velocità sia tutta elettorale.
Il giudizio sul nuovo Codice della strada voluto da Matteo Salvini è invece tagliente, in linea con la posizione del Nazareno. «È in atto una sorta di controriforma», sostiene il primo cittadino di Bologna, che lamenta la mancanza di un confronto con governo sul tema: «Si vogliono allontanare i sindaci dalla possibilità di occuparsi di mobilità sostenibile». I risultati di sette settimane di controlli e multe legati al nuovo limite dei 30 all’ora, per quanto ancora poco validi sul piano statistico, se paragonati allo stesso periodo dell’anno scorso per Lepore parlano invece già di una vittoria: -15% di incidenti; -18% di persone ferite; +30% di uso delle bici nelle strade monitorate dal Comune. E 2 incidenti mortali in meno.
«Dal punto di vista dell’incidentalità abbiamo già salvato delle vite», rivendica Lepore, affiancato ieri all’appuntamento dem dall’ex assessore alla Mobilità e consigliere Andrea Colombo, estensore della proposta nazionale sulle Città 30 presentata alla Camera. «La controriforma del Codice della strada riporta l’Italia indietro di 50 anni e ci allontana ancora di più dall’Europa», sostiene Colombo, convinto che il disegno voluto dal Mit «colpirà soprattutto le città». La riforma del Codice della strada, insiste ancora il sindaco di Bologna, «ci farà fare enormi passi indietro. Ci farà cambiare le piste ciclabili fatte con i fondi europei. Io ho ricevuto 600 mila euro da Salvini per realizzare la Città 30, devo restituire quelle risorse?», chiede con piglio provocatorio Lepore, che difende a spada tratta autovelox e telelaser: «Le sanzioni sono una questione anche democratica, riuscire a controllare lo spazio pubblico e le strade vuol dire garantire la vita delle persone».
Quelli raggiunti da Bologna nelle ultime settimane, commenta la segretaria del Pd Elly Schlein, sono «risultati importanti. Città 30 è una scelta coraggiosa che sa di futuro – conclude la segretaria dem – e noi chiederemo ai nostri amministratori di scambiarsi esperienze come quella di Bologna».
Il nuovo Codice
«Dovremo cambiare le ciclabili. Da Salvini 600 mila euro per Città 30, devo restituirli?»