Snami: per i Cau non si trovano medici, è un flop
Il sindacato: su 158 posti di lavoro ne sono stati coperti solo sei. Donini: allarme infondato
Un progetto, quello dei Centri di assistenza e urgenza (Cau), basato su un «esercito di precari di passaggio» e destinato a creare «nuovi gettonisti» pagati poco: a dirlo, tornando all’attacco contro un piano criticato fin dalla sua nascita, è lo Snami dell’Emilia-Romagna, il sindacato nazionale autonomo dei medici, che ha alzato la voce in occasione della pubblicazione delle assegnazioni degli incarichi vacanti per gli stessi Cau.
Nei mesi scorsi, infatti, «la Regione Emilia-Romagna ha messo a bando tramite le Ausl locali 158 posti di lavoro a tempo indeterminato per medico Cau», ha scritto in una nota lo Snami, ma di questi ne sono stati assegnati solo sei. «Un flop», l’hanno definito dal sindacato, forse perché, come hanno aggiunto, «è una posizione lavorativa che a tempo indeterminato non esiste nell’ambito dell’accordo collettivo nazionale di lavoro (Acn)» e che, scorrendo il prospetto delle assegnazioni, risalta in alcuni distretti andati deserti. Tranne un paio di eccezioni, non è stato assegnato nessun incarico, per esempio, nella maggior parte dei Cau della Romagna, ma lo stesso vale per le strutture afferenti all’Ausl Modena.Secondo
«l’Acn si sarebbero dovuti prevedere unicamente posti di assistenza primaria a ciclo orario— ha aggiunto lo Snami — , quelli, per intenderci, relativi all’ex guardia medica, eventualmente con una integrazione delle attività Cau con orario separato».
Inoltre, ha proseguito sempre il sindacato, «come è possibile bandire posti di ruolo a tempo indeterminato sulla base di un servizio che è esistente e previsto, a oggi, solo in Emilia-Romagna e a scadenza il 31 dicembre 2024 (data di scadenza del verbale d’intesa sottoscritto dalla sola Fimmg)?».Ma le criticità sarebbero anche altre: in Emilia-Romagna non c’è ancora «un accordo che normi a livello regionale i criteri contrattuali di questo ruolo». Questo progetto, va avanti il sindacato si fonda «su di un esercito di precari di passaggio, in continuo ricambio e turnover, con poche e confuse regole contrattuali. Ha creato un esercito di nuovi gettonisti, pagati peggio di quelli originali delle cooperative».
«È l’ennesimo allarme inutile —replica piccato l’assessore regionale alla Salute Raffaele Donini—: non ci sono problemi di personale nei Cau, né c’è ricorso ai gettonisti per assicurare i servizi dei Centri assistenza e urgenza, che a poco più di quattro mesi dall’apertura hanno già preso in carico circa 100mila cittadini, con un tempo medio di attesa di 40 minuti».