Hera: 1,2 miliardi di euro per il ciclo idrico E il depuratore Idar produce biogas
Il punto nella Giornata dell’acqua. Gelli: ogni giorno all’impianto arrivano 100 mila metri cubi
Dagli scarichi all’ambiente, completamente ripulite, passando da complessi impianti di depurazione e ampie vasche di sedimentazione che permettono poi di riciclare i fanghi di scarto per produrre energia. È il ciclo delle acque reflue gestite da Hera.
In occasione della Giornata mondiale dell’acqua che ricorre domani, la multiutilty fa il punto su uno dei più importanti servizi erogati: nel quinquennio 2023-2027 ha destinato al ciclo idrico integrato circa 1,2 miliardi e l’impianto di depurazione che serve la città di Bologna (Idar) è un anello fondamentale della catena. All’impianto (sulla sponda destra del canale Navile a Corticella) — informa Paolo Gelli, responsabile Operations idrico per l’area Bologna del gruppo Hera — «confluiscono dal reticolo fognario di Bologna e di otto comuni della città metropolitana 100 mila metri cubi di acque reflue ogni giorno, l’equivalente di 40 piscine olimpioniche. Ogni anno insomma ne vengono trattati 40 milioni di metri cubi». È il più grande depuratore del territorio, ha una taglio di 800mila abitanti ed è l’unico dotato di un sistema di aerazione nel comparto di ossidazione biologica che funziona a ossigeno puro. «È un sistema — spiega Gelli — di sei vasche chiuse dove l’immissione di ossigeno puro favorisce un processo biologico secondo cui particolari batteri mischiati nelle vasche si cibano letteralmente delle sostanze organiche inquinanti».
Il valore aggiunto dell’ossigeno puro sta, in pratica, nella possibilità di utilizzare meno volumi di aria e di ottimizzare il processo, ed è frutto di un investimento pionieristico effettuato da Hera già negli anni 90. «Per mantenere alti livelli di efficienza necessita di una speciale manutenzione — fa sapere Gelli — tanto che l’azienda ha investito 1,3 milioni di euro per il biennio 2022-2023: sono necessari ricambi provenienti direttamente dal Giappone».
Le acque poi subiscono altri processi di depurazione fisica, come la «grigliatura», o di «denitrificazione», ovvero di rimozione dell’azoto. Come disinfettante, invece, viene utilizzato un reagente che rimuove parametri microbiologi. Naturalmente ogni passaggio viene monitorato attraverso una nuovissima control room digitale e quando le acque tornano nel Navile, o in parte alcune stagioni nelle cisterne della bonifica renana, sono completamente ripulite.
Il passo ulteriore, sottolinea Gelli «è quello del riutilizzo dei fanghi di scarto: vengono fatti fermentare in silos per 30-50 giorni per produrre biogas. L’obiettivo è arrivare a quota zero di fanghi in discarica riservandone anche una quantità per realizzare fertilizzanti». Il biogas a sua volta produce energia elettrica per alimentare le macchine dell’impianto di depurazione (3.600 megawattore all’anno pari al 15% di fabbisogno) ed energia termica. L’energa termica produce invece acqua calda che serve il sistema di teleriscaldamento di Castel Maggiore destinato a 1.200 appartamenti. Questo circuito verrà in seguito esteso: Hera ha infatti in programma la costruzione di un impianto Power to Gas all’interno di Idar che valorizza i fanghi del depuratore e il biogas da essi prodotto per la conversione dell’idrogeno verde in biometano da immettere nella rete di distribuzione cittadina.