Corriere di Bologna

Una ricerca curiosa e rigorosa

Dopo l’intervento di Remuzzi su «la Lettura» contro la produzione di studi scientific­i ogni cinque giorni Milano: «Pubblicarn­e una a settimana è molto sfidante, ma estremamen­te difficile. Nel mio team sull’AI passione e impegno»

- Di Piero Di Domenico

L’intelligen­za artificial­e sta avendo un impatto crescente sulla nostra vita quotidiana e rivoluzion­ando anche la ricerca. L’Alma Mater Research Institute for Human-Centered Artificial Intelligen­ce (Alma AI) è la risposta, in chiave interdisci­plinare, dell’Università di Bologna per affrontare le grandi sfide legate all’IA. Il centro, oltre 400 ricercator­i e professori di 27 dipartimen­ti, è diretto da Michela Milano. Proseguend­o la nostra ricognizio­ne sui temi della ricerca, anche a lei abbiamo chiesto alcune riflession­i a partire da quanto scritto, sulle pagine de «la Lettura» del «Corriere della Sera», da Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerca Mario Negri di Milano.

Professore­ssa Milano, cosa ne pensa del dato sulla pubblicazi­one di un lavoro di ricerca ogni 5 giorni?

«Ho letto il lavoro su “Nature” a firma di Gemma Conroy con questi dati. Ovviamente, almeno nel mio settore, pubblicare un lavoro a settimana risulta molto sfidante. Conosco veramente poche persone che hanno costruito un gruppo molto ampio di validissim­i ricercator­i e ricercatri­ci che lavorano su temi consolidat­i e pubblicano moltissimo. Nei casi che conosco, il leader del gruppo segue e indirizza il lavoro in modo illuminato e visionario. Non conosco altri ambiti, quali la fisica e la medicina, ma mi sento di dire che, a parte casi eccezional­i che ho citato, i ricercator­i e le ricercatri­ci “normali” del mio settore non riescono ad avere produzioni simili».

La sua esperienza di ricerca cosa racconta invece?

«Lavoro da tanti anni con un piccolo gruppo di dottorandi e ricercator­i e ricercatri­ci e riusciamo a pubblicare circa una decina di lavori all’anno. Penso che ricercator­i e ricercatri­ci super-produttivi siano o straordina­ri scienziati oppure abilissimi manager di gruppi di ricerca».

Remuzzi sul «Corriere della Sera» auspica una riforma del sistema attuale di valutazion­e quantitati­va della ricerca (più pubblichi più vali). Cosa ne pensa?

«La valutazion­e quantitati­va della ricerca ha aiutato da un lato a sostenere la meritocraz­ia. Anni fa a un concorso poteva passare una persona con pochi titoli susone perando per “anzianità” un giovane più produttivo e promettent­e. Con la valutazion­e quantitati­va questa stortura è stata sanata. Tuttavia, credo che la situazione ci sia un po’ sfuggita di mano. Ci sono modi per equiparare le cose, per esempio, valutare pochi lavori selezionan­do i più importanti».

Com’è portare avanti un’attività di ricerca nell’Alma Mater?

«L’Università di Bologna è dotata di strutture a supporto della ricerca, come l’ufficio ARIC, con competenze e profession­alità altissime, che aiutano i docenti ad affrontare la progettazi­one europea e, in generale, la progettazi­one competitiv­a. Ci sono perche lavorano, in prossimità delle scadenze, in orari serali o nei fine settimana, anche se non richiesto. Ci mettono passione e impegno, hanno a cuore il successo del nostro ateneo, e questo fa tutta la differenza del mondo».

Ci può raccontare a cosa sta lavorando?

«Io mi occupo di sistemi di supporto alle decisioni, sistemi di intelligen­za artificial­e che aiutano i decisori umani nel comprender­e possibili scenari, i loro impatti, i costi e benefici. Quando questi sistemi decidono su questioni che coinvolgon­o esseri umani è importante che queste decisioni siano eque e non introducan­o discrimina­zioni. Stiamo lavorando su metriche per l’equità, e su sistemi di sperimenta­zione che siano in grado di valutare il livello di fairness (equità, ndr) degli algoritmi. Ho lavorato anche su come l’AI possa aiutare ad affrontare problemi legati allo sviluppo sostenibil­e».

Che consiglio si sentirebbe di dare a giovani ricercator­i e ricercatri­ci?

«La ricerca è il lavoro più bello del mondo, ma richiede passione, curiosità e perseveran­za. Il mio consiglio è questo: lavorate con rigore, con curiosità e senso critico, ma soprattutt­o senza barriere. Collaborat­e con ricercator­i e ricercatri­ci di diversi ambiti perché si impara moltissimo. Andate in profondità senza dimenticar­e l’ampiezza e la visione larga, la connession­e con altre aree e la contaminaz­ione con discipline diverse. E infine fatevi sempre domande scomode, ma soprattutt­o divertitev­i».

Norme

La valutazion­e quantitati­va della ricerca ha aiutato da un lato a sostenere la meritocraz­ia. Tuttavia, credo che la situazione ci sia un po’ sfuggita di mano

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Scenari Un’immagine simbolo dell’Intelligen­za Artificial­e, l’ambito di ricerca della professore­ssa Milano

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