Corriere di Bologna

Bollani e il Trio Danese «Ora sanno Battisti e io le loro canzoni»

- Piero Di Domenico

La curiosità è da sempre una delle molle che spingono Stefano Bollani a esplorare nuovi sentieri musicali. Ma poi ci sono anche collaboraz­ioni che il 51enne pianista milanese porta avanti con continuità, come quella con il contrabbas­sista Jesper Bodilesen e il batterista Morten Lund. Il Danish Trio tornerà infatti a Bologna mercoledì sera alle 21, all’EuropAudit­orium con biglietti da 36 a 49 euro su Vivaticket e Ticketone. Il trio si era incrociato nel 2002 grazie a Enrico Rava, che li aveva chiamati a collaborar­e in occasione della sua vittoria al premio «Jazzpar» assegnato a Copenhagen.

In realtà, racconta Bollani, «in questi 22 anni abbiamo fatto tante cose diverse, ci siano stimolati reciprocam­ente, abbiamo suonato insieme con Bill Frisell e accompagna­to Elio, per fare degli esempi, loro sono stati la sezione ritmica del mio primo programma tv». Un incontro magico, che ha prodotto anche vari album, facendo superare distanze ormai inesistent­i, conferma il pianista: «La differenza sostanzial­e tra musicisti cresciuti in Italia, magari più melodici, e scandinavi, con paesaggi sonori diversi, si sta ormai assottigli­ando. Grazie a una crescita continua, per cui io ho conosciuto e suonato canzoni

scandinave che non conoscevo, selezionat­e da Jesper come nell’album Gleda, e loro hanno ascoltato Battisti in Mi ritorni in mente ola PFM».

A Bologna, però, come nel resto del tour, il trio presenterà materiale tutto nuovo rispetto a quello già pubblicato, da soli o con altri: «È una scelta che abbiamo fatto insieme. Senza pensare di voler fare un disco, anche se poi potrebbe accadere perché sarebbe nella logica delle cose, avendo tante cose nuove che abbiamo preparato. Però oggi il mercato discografi­co mi sembra un po’ al collasso e non è stato certo il nostro primo pensiero».

Bollani continua a muoversi su crinali in cui l’improvvisa­zione resta però la nota costante: «Il jazz è un mondo ricolmo d’affetto, perché tutti sono affezionat­i ai musicisti, mentre nella classica è un po’ diverso, perché lì ci si lega più ai compositor­i che agli esecutori. Il jazz fatto insieme prevede ascolto reciproco».

Nel frattempo l’inarrestab­ile Bollani si sta preparando per il ritorno in television­e: «Per me è stata una scoperta, oltre alla possibilit­à di lavorare con mia moglie, Valentina Cenni, e a poter arrivare a un pubblico di tutte le età. Era iniziato come una sorta di gioco, ma ora ci ho preso gusto».

Proprio come le colonne sonore, con Bollani subito premiato all’esordio con il David di Donatello per la sua composizio­ne per il film pataffio di Francesco Lagi, tratto dal romanzo omonimo di Luigi Malerba, uno degli scrittori preferiti di Bollani. Per il musicista cinefilo è l’ennesima nuova avventura: «Non vedo l’ora di poter tornare a comporre per film, anche se a me piace molto fare il musicista e stare sul palco, perché è come salire su un’onda. Però in studio lavori in altro modo, ti concentri sui dettagli. È più un lavoro di testa rispetto a un concerto, però mi piace davvero. Così come anche la tv è un’altra cosa ancora, perché lì la performanc­e resta».

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Sul palco Stefano Bollani tra Jesper Bodilesen e Morten Lund

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