«Volontà persecutoria», così agirono i marescialli
«Alla luce delle evidenze mediche riportate e di quanto constatato dai sanitari che lo hanno avuto in cura, non è seriamente contestabile che le vicende hanno prodotto un sicuro effetto negativo sulla parte offesa, rendendo la sindrome ansioso-depressiva preesistente sempre più ingravescente ed ulteriormente inasprita da quanto emerso dalle indagini». Così il presidente del collegio d’appello Rocco Criscuolo, che a dicembre ha confermato le condanne a un anno e sei mesi e a un anno e due mesi per i due marescialli che tra il 2018 e il 2019 si resero responsabili di stalking e abuso d’ufficio nei confronti di un avvocato, spiega nelle motivazioni della sentenza il grave stato d’ansia che le condotte vessatorie dei due militari provocarono all’avvocato e alla sua famiglia. Piergiorgio Madonno e Gianluca Russo, all’epoca marescialli al comando di due stazioni a Bologna poi trasferiti, per un anno e mezzo perseguitarono il professionista, loro conoscente, con ordinazioni di pizze a sua insaputa, citofonate e telefonate mute nel cuore della notte, persino l’iscrizione a un’agenzia matrimoniale. Il tutto, si sono sempre difesi, «per una goliardata». Quando poi la vittima ignara si rivolese proprio a Madonno per sporgere denuncia, tentarono di sviare le indagini facendogli modificare la querela ed omettendo atti dovuti. Inoltre, scrive il giudice, dalle chat tra i due si evince «volontà persecutoria» e la consapevolezza che le loro condotte creavano uno stato d’ansia nella vittima e nella sua famiglia. «L’assenza di alcuna remora nel proseguire negli atti persecutori — scrive il giudice —, sebbene consapevole del grave nocumento che si stava arrecando, rende l’agire di Russo ancora più riprovevole».