Città 30, il sindaco e l’ultimatum di Bignami «Vado avanti»
«Vado avanti ai 30». Così il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha risposto ieri ai cronisti che, a margine di una conferenza stampa, gli hanno chiesto come viva questa settimana decisiva per Bologna 30. Il 31 marzo infatti scadono i termini per adeguarsi alla direttiva del Ministero dei Trasporti, come di recente ricordato dal viceministro Galeazzo Bignami nel sottolineare che se il Comune di Bologna non dovesse apportare le modifiche richieste all’ordinanza sui 30 Km/h, il Ministero valuterà il da farsi: tra le possibilità ci sarebbe l’annullamento. Riferendosi a Bignami, Lepore dice: «Non so se si stia occupando di questo tema, noi stiamo dialogando con Anci nazionale; c’è un gruppo di lavoro che sta lavorando con il Ministero dei Trasporti e noi ci atteniamo a quello che il Ministero ci ha detto». Ma la questione ha tenuto banco in Consiglio comunale dove il centrosinistra bolognese fa muro. «Se qualcuno immagina di inventarsi elementi che portino allo scioglimento del Comune di Bologna si sbaglia di grosso, non ci riusciranno a cambiare l’esito delle elezioni», ha detto il dem Franco Cima, che assicura: il «sindaco di Bologna non è solo. Siamo di fronte ad un continuo processo politico da parte del Governo nei confronti della nostra amministrazione», osserva ancora il consigliere comunale dem. Si schiera contro le parole del viceministro Galeazzo Bignami anche Simona Larghetti di Coalizione civica. «Abbiamo scoperto da Bignami che il codice della strada va interpretato diversamente a seconda dell’ampiezza dei Comuniironizza Larghetti- la ragione per cui Olbia non ha ricevuto le stesse minacce di Bologna è che è un Comune più piccolo e il limite dei 30 non è generalizzato come a Bologna. Peccato che il sindaco di Olbia abbia detto che il suo è stato il primo Comune italiano a mettere il limite dei 30 su tutto il territorio». Ma ovviamente, aggiunge, «quello della Città 30 è un falso problema per il Governo, che nasconde un desiderio ben più grande, mangiarsi il capoluogo amministrato dal centrosinistra». Braccio di ferro