Corriere di Bologna

La geometria del colore

Modena celebra i 90 anni del fotografo Fontana In mostra 15 lavori a confronto con opere di artisti

- Piero Di Domenico

I90 anni di un maestro della fotografia come Franco Fontana vengono festeggiat­i nella sua Modena da una mostra che si inaugura oggi dalle 18 alle 20 negli spazi rinnovati della Nuova ala di Palazzo dei Musei (Ex Ospedale Estense), in viale Vittorio Veneto 9 con ingresso a 6 euro, gratuito ogni mercoledì.

Il percorso «Franco Fontana. Modena dentro», a cura di Lorenzo Respi, direttore Mostre e Collezioni di

FMAV, presenta fino al 16 giugno una selezione di circa 15 opere di Fontana messe a confronto con lavori di artisti contempora­nei. Fontana, che iniziò negli anni ’50 in modo amatoriale, scelse poi di dedicarsi alla fotografia a 40 anni, quando lavorava in uno showroom di mobili d’autore.

La scelta delle opere di Fontana in mostra si focalizza sulla committenz­a a partire dagli anni ‘70 e sulle sue passioni, per Mondr ian, Rothko, Burri e altri ancora, che si riflettono nel suo modo di inquadrare e scattare fotografie. La geometria e il colore, il visibile e soprattutt­o l’invisibile, il tempo e l’attimo sono gli elementi con i quali Fontana scompone la realtà e ricompone l’immagine di ciò che già esiste aldilà dell’obiettivo. In mostra sono presenti, per un confronto immediato, proprio le opere di alcuni artisti cari a Fontana. Come Mimmo Rotella, Christo, Giuseppe Uncini, Jannis Kounellis, Michelange­lo Pistoletto, Mauro Reggiani e Piero Gilardi. La ricerca di Fontana da sempre si è focalizzat­a soprattutt­o sull’utilizzo del colore e delle geometrie.

La scelta dei soggetti, che siano paesaggi rurali, industrial­i o urbani, risulta sempre secondaria rispetto ai due perni delle sue immagini, il colore e la geometria. Attraverso questi due perni, le fotografie dei suoi paesaggi non si limitano a rappresent­are la realtà, ma ne creano un’astrazione fatta di colori forti, quasi esagerati, e

La scelta dei soggetti, paesaggi rurali, industrial­i o urbani, risulta sempre secondaria rispetto ai due perni delle sue immagini

linee nette e marcate.

In un’epoca in cui si ricercava l’astrazione quasi solo attraverso il bianco e nero, Fontana inventò un linguaggio nuovo, subito apprezzato a livello mondiale. Come ha ricordato lui stesso, «fotografo il colore perché fortunatam­ente vedo a colori: ritengo il colore più difficile del bianco e nero, che è già un’invenzione perché la realtà non è mai accettata per quello che è a livello creativo e c o n s e g u e n t e me n t e v a reinventat­a. Il mio colore non è un’aggiunta cromatica al bianco e nero ma diventa un modo diverso di vedere, essendomi liberato da quelle esigenze spettacola­ri che hanno caratteriz­zato la fotografia a colori, accettando il colore come un traguardo inevitabil­e nell’evoluzione della fotografia».

La mostra modenese è realizzata in collaboraz­ione con Franco Fontana Studio, Fondazione Arnaldo Pomodoro e Studio Celant, ed è stata resa possibile grazie ai vari prestiti di collezioni­sti privati. Ad affiancare l’esposizion­e ci sarà una giornata di studi su e con Franco Fontana che avrà l’obiettivo di approfondi­rne il lavoro contestual­izzandolo nel panorama della storia della fotografia italiana insieme a studiosi, ricercator­i, curatori e giornalist­i.

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Visioni Due delle opere in mostra Nella foto grande Franco Fontana, «Lavazza set», 2010. Sotto Franco Fontana, «Venezia», 1990
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