Cuori di carta, rose rosse e farfalle Saman è nella memoria di tutti «Sei stata una sorella coraggiosa»
L’addio alla 18enne uccisa dalla famiglia. Lafram: donne libere di scegliere
Le NOVELLARA (REGGIO EMILIA) - bandiere a mezz’asta sugli edifici e le riflessioni dei ragazzi delle scuole. Il momento privato, all’interno del cimitero, durante il quale un ragazzo ha detto addio a sua sorella, e quello collettivo con la fiaccolata cui ha preso parte la cittadinanza e che non è partita dalla piazza per arrivare al cimitero, come si usa di solito, ma al contrario: è terminata in piazza, per portare metaforicamente Saman al centro. Hanno partecipato 400 persone, «perché pensavo che esserci fosse importante», hanno detto; e ancora «non si può non essere presente», «un segnale di vicinanza e solidarietà».
C’è stato tutto questo nella densa giornata vissuta da Novellara: una giornata di lutto cittadino, in cui Saman Abbas ha simbolicamente trovato pace, al netto del percorso giudiziario che continua per arrivare ad una verità storica su quanto accadde la sera della sua uccisione, il 30 aprile 2021.
Il paese ha detto addio ad una sua giovanissima figlia a quasi tre anni dalla sua morte con l’idea, però, che la vicenda che ha travolto tutti renda la 18enne pachistana che si era ribellata ad un matrimonio forzato per sempre viva nella memoria. Le parole che più hanno risuonato sono state quelle del fratello minore della ragazza, per la sicurezza del quale è stato deciso di celebrare le esequie con rito islamico in forma privata: il 19enne infatti durante il processo ha puntato il dito contro i famigliari, accusandoli apertamente del delitto. «Sei sempre stata la sorella più forte e coraggiosa. Mi mancherai ogni giorno, ogni momento, ogni notte», la frase scelta da Ali Haider per la stele che è stata posta accanto alla lapide di Saman, nell’area dei bambini e vicina a quella di un altro simbolo di Novellara, l’ex leader dei Nomadi Augusto Daolio.
A corredo di quelle parole, il disegno di una farfalla stilizzata. Le ali di Saman sono stati i social. Lì, sui suoi profili, questa Italian Girl - era il suo nickname -, mostrandosi come voleva, è stata se stessa. I ragazzi della scuola media Lelio Orsi, la stessa frequentata sia da Saman sia dal fratello, hanno voluto preparare un omaggio da donare ad Ali: un cuore fatto da rose bianche di carta, «fiori composti da ognuno di noi hanno scritto in una lettera che vogliono rappresentare la nostra vicinanza e la nostra stima per la scelta di vita di libertà e giustizia che ha unito te e tua sorella Saman».
«E’ stata uccisa da chi doveva proteggerla. Non l’abbiamo rinnegata da viva, non la rinneghiamo da morta», ha detto Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii che in veste di imam ha officiato la cerimonia cui hanno preso parte una decina di persone tra cui il sindaco Elena Carletti e il prefetto di Reggio Maria Rita Cocciufa. «Il funerale è stato importante per lanciare un segnale – ha detto Lafram - a chi pensa che la religione sia stata il nemico numero uno di Saman. Siamo dalla parte della vittima, non del carnefice. Siamo dalla parte di Saman perché ha subito una barbarie indicibile e come comunità dovevamo essere in prima linea per dire che siamo dalla parte delle donne che hanno il diritto di scegliere liberamente il proprio destino. E speriamo che Dio perdoni noi e tutti quelli che hanno mancato in questa triste vicenda. Il fratello di Saman era provato, commosso, ha partecipato attivamente. Va sostenuto, sta viven
do uno dei momenti più difficili della sua vita».
La fiaccolata si è conclusa con una preghiera interreligiosa recitata dal parroco don Giordano Goccini e dai rappresentanti delle fedi islamica, sikh, indù e ortodossa. «Saman è nostra sorella, figlia di questa terra», ha detto il parroco. Il corteo si è fermato davanti ad un bel ritratto della ragazza, un collage di foto di donne. Non c’erano naturalmente i genitori di Saman, condannati all’ergastolo, lui in carcere, lei latitante: 14 anni allo zio, autore materiale del delitto, assolti i cugini.