«Voglio musica di oggi»
Canino, 90 anni, con il suo piano al DamsLab «Meglio suonare insieme che solo come un cane»
Il pianista Bruno Canino, napoletano di nascita ma formatosi a Milano, classe di ferro 1935, torna a Bologna. Per il concerto conclusivo della rassegna «Musica Insieme in Ateneo», oggi alle 19,30 al DamsLab di piazzetta Pasolini con ingresso a 10 euro. In trio con la violoncellista Matilda Colliard e il violinista Alessio Bidoli per un programma parigino, «Ville Lumière», che comprende musiche di Debussy, Fauré, Saint-Saens e Ravel. Domattina alle 11 Canino e Bidoli saranno poi protagonisti di una speciale matinée nel Day Hospital del reparto di Oncologia
Ardizzoni del Sant’Orsola. Maestro Canino, meglio suonare da soli o con altri?
«Meglio con gli altri che solo come un cane. Poi da solo suono, ma insieme è meglio. Non per scaricare responsabilità, ma si riceve e si dà qualcosa che altrimenti è più difficile trovare». Negli anni sono state tante le sue collaborazioni.
«Con qualcuno come Antonio Ballista, mio compagno al Conservatorio di Milano, suono da tantissimo. Anche con il Trio di Milano che ora non c’è più. Con alcuni ci conosciamo da 60 anni e quindi si sanno le preferenze, i tic. Altri sono incontri più occasionali, in cui si cerca di conoscersi a vicenda». Nel concerto bolognese ci saranno entrambi i casi.
«Con Colliard è la prima volta, con Bidoli suoniamo già da una decina d’anni. Ho accumulato esperienza ma non voglio farla pesare, sono sempre pronto al confronto anche con generazioni diverse. Il risultato non dev’essere competitivo». Il pianoforte è da sempre il suo compagno di vita.
«Altrimenti cosa farei? Al pianoforte sono grato perché ho potuto fare conoscenze incredibili. Per me è uno strumento che richiede molto ragionamento, più ingegneria che istinto. Lo dico io che sono figlio di ingegnere e padre di ingegneri». Quali sono stati gli incontri decisivi della sua vita musicale?
«Ho iniziato con Severino Gazzelloni, il “flauto d’oro”. Ho girato il mondo con lui, per me è stato fondamentale il suo approccio sdrammatizzante. Poi tanti flautisti, e violinisti come
” Vorrei suonare pezzi nuovi, musica contemporanea e non di 60 anni fa E vorrei trovare brani adatti alle mie capacità I talenti in Italia ci sono, ma mancano gli impresari
Accardo e Ughi che avevano ancora i calzoni corti, Itzhak Perlman, Viktoria Mullova. E i compositori, Mozart, Skrjabin, Debussy e Stravinskij, Bartòk e Hindemith, che si fanno sempre meno». Anche lei è un compositore.
«Sono diplomato in Composizione, ma è un po’ un mio hobby. Compongo ancora tradizionalmente sulla carta pentagrammata, ma ho capito che non si può comporre nei ritagli di tempo. Bisogna farlo con costanza, tutte le mattine». Come vede la ripresa dopo il Covid?
«La ripresa è stata confortante, anche in Italia dove c’è una stragrande maggioranza di pubblico con i capelli bianchi, che non è un male in sé. A maggio sarò a Hong Kong, poi in Giappone e Stati Uniti, non è un cattivo momento anche se bisogna lasciare un po’ spazio ai giovani. E poi bisognerebbe variare i programmi». Ci sono ancora talenti nel nostro Paese?
«I talenti non mancano, però l’Italia è un po’ esclusa dal grande giro perché non ha grandi impresari. Il nostro vanto è la direzione d’orchestra, ci sono pochi compositori e cantanti sempre meno, di questo sono un po’ preoccupato». Cosa ancora non ha fatto?
«Mi piacerebbe registrare pezzi nuovi che non ho mai eseguito, suonare musica contemporanea ma di oggi, non quella di 60 anni fa, e trovare brani accessibili alle mie capacità».