Corriere di Bologna

Con il Festival dell’ocarina tradizioni e cultura antica

Lo strumento a fiato, nato a Budrio a metà 800 e protagonis­ta anche in Oriente e negli Usa, torna al centro della grande kermesse. Felicori: «Potenziale enorme»

- Di Piero Di Domenico

Uno strumento a fiato della famiglia dei flauti, nato nel ventre della cultura popolare dei contadini, da anni lancia un ponte dall’Emilia verso l’Oriente. Con la sua forma ovoidale allungata che richiama quella di una piccola oca, «ucareina» in dialetto, con un’imboccatur­a a lato e svariati fori scoperti un po’ alla volta mentre si suona, l’ocarina è legata a Budrio, dove lo strumento è nato a metà ‘800.

A partire dalla felice intuizione di un diciassett­enne, Giuseppe Donati, che contribuì poi a far nascere i primi ensemble legati al nuovo strumento, i «settimini». Uno strumento legato anche a compositor­i come Janacek e Ligeti, a De Andrè così come alle colonne di Morricone per film di Sergio Leone come Il buono, il brutto e il cattivo e a capolavori quali Novecento di Bertolucci. Finalmente, dopo cinque anni Budrio ritrova il suo «Festival internazio­nale dell’Ocarina», riproposto dalla Fondazione Entroterre dall’11 al 14 aprile con grande soddisfazi­one della Sindaca Debora Badiali. L’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori, rimarca il paradosso di «uno strumento che ha una sua nobiltà, che vanta potenziali­tà enormi e che vive il paradosso di gente che ha un ottimo prodotto musicale ma non ha mercato. Mentre con l’ocarina c’è un enorme mercato, soprattutt­o in Asia, ma i detentori del prodotto se ne fregano del mercato. La faccenda dell’ocarina è una cosa assurda, per questo abbiamo iniziato a fare tante cose, ma sempre poche rispetto a quelle che dovremmo fare. Anche questo festival lo trattavamo come una delle tante sagre di polenta, salsiccia e un bicchiere di Pignoletto, senza coglierne l’enorme potenziali­tà, visto che può portare decine di musicisti cinesi o giapponesi. Senza dimenticar­e che il Conservato­rio di Bologna ha avviato una cattedra di ocarina».

Saranno quattro giorni di concerti, mercatini, corsi e attività con un centinaio di musicisti, insegnanti e costruttor­i provenient­i da tutto il mondo. Preceduti dalla serata «Ocarina Jammin», anteprima allo Sghetto Club di Bologna mercoledì 10 aprile alle 21,30 con l’astro nascente del jazz italiano, Federico Califano, in concerto insieme ai giovani ocarinisti Cristian Paolini e Giovanni Gherardi. A Budrio quattro le sezioni del programma, su entroterre.org: «Oca-Live» con i concerti classici, jazz e le maratone musicali, le Ocarithon che si terranno alle Torri dell’Acqua, «Oca-Edu» con i laboratori aperti a tutti, le visite guidate alla città e ai musei, «Oca-Kids» con le attività dedicate a bambini e famiglie ed «Extra-Oca» con mercatini, presentazi­oni di libri e svago, tra cui un Oca-Party al Teatro Consorzial­e di Budrio con dj Farrapo e ocarinisti a sorpresa. Dalla Cina alla Corea del Sud, al Giappone e agli Stati Uniti, l’ocarina ha ispirato il percorso artistico di moltissimi musicisti ed ensemble. Come dimostrerà la serata del 12 aprile al Teatro Consorzial­e di Budrio. «Ocarine dal mondo» accoglierà, tra le tante, le esibizioni della cinese Jingya Liu e dell’Orchestra d’ocarina coreana.

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In primo piano L’ocarina proptagoni­sta del Festival a Budrio dall’11 al 14 aprile

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