Corriere di Bologna

Il comitato Besta ora teme lo sgombero ma non molla: ecco il reclamo al Tribunale

Le decisioni dei cittadini che si battono per salvare il parco Don Bosco

- Marco Merlini

Attenzione e timori sono tutti rivolti al possibile sgombero dell’area. Al parco Don Bosco non si vivono giorni tranquilli. Dopo l’ordinanza del Tribunale civile che ha respinto il ricorso presentato dal Comitato Besta per impedire l’abbattimen­to delle piante e l’avvio conseguent­e del cantiere per la realizzazi­one della nuova scuola ci si aspettava una azione immediata delle forze dell’ordine. E invece, forse complice il rave alla ex caserma Stamoto, tutto è rimasto sospeso, congelato. Tutti coloro che presidiano il parco sono consapevol­i, però, che è cominciato un vero e proprio conto alla rovescia. Le parole dell’assessore ai Lavori pubblici Simone Borsari sono state inequivoca­bili: c’è un progetto che conta sui soldi del Pnrr (2 milioni di euro sui 18 complessiv­i) che deve partire, e non c’è più tempo da perdere, perché tutto dovrà essere concluso entro il 2026. Il presidio del comitato, però, prosegue con l’ausilio degli attivisti di tante associazio­ni ambientali­ste, di Cambiare Rotta, dei No Passante, dei Verdi e di Potere al popolo. Non c’è invece Coalizione civica che sulla vicenda ha mantenuto le stesse posizioni dell’amministra­zione comunale: «Parlano di precise compensazi­oni – attaccano i Verdi – è come dire che se fai una bella casa, non importa dove la costruisci. L’ambiente si può sacrificar­e perché abbiamo tempo per compensare e rimediare. Costruire nuovi palazzi – insistono i Verdi citando proprio Coalizione civica in un intervento legato al destino della ex caserma Mazzoni – tagliando alberi sani e ad alto fusto rappresent­a un crimine e ripiantarn­e altri, spesso più piccoli che forse tra vent’anni maturerann­o una capacità discreta di assorbire C02, significa prendere in giro i cittadini». In questo scenario, come annunciato nei giorni scorsi, non si placa anche la battaglia legale. E nonostante lo stop imposto dal Tribunale civile, il Comitato Besta ha deciso di presentare un reclamo contro quella decisione: «Proprio in forza del parere espresso dal giudice – fanno sapere dal comitato – che non ha contestato il merito delle questioni sollevate, giudicando­le anzi rilevanti, insistiamo nel portare avanti le nostre ragioni. Che sono legate sempre e solo alla tutela della salute dei cittadini». La spinta arriva dall’esperienza, già citata in più di una occasione, di quel gruppo di cittadini di Torino che appellando­si al Tribunale civile riuscì a salvare decine alberi che dovevano essere tagliati lungo un viale cittadino nell’ambito di alcuni lavori pubblici. Più in generale, il tema sollevato è quello di una legislazio­ne nazione che in materia ambientale risulta altalenant­e. In ballo però non c’è il solo reclamo: il Comitato attende anche riscontri dai carabinier­i forestali ai quali hanno presentato un esposto per impedire il taglio degli alberi in un periodo dell’anno in cui le piante ospitano le nidificazi­oni degli uccelli. «Chiederann­o tutte le documentaz­ioni del caso al Comune – spiega Gianni De Giuli, portavoce del comitato – e poi deciderann­o il da farsi». La mobilitazi­one sul fronte legale, dunque, continua.

I timori

I cittadini in presidio si aspettano da un giorno all’altro che il Comune liberi l’area

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