Corriere di Bologna

Sgombero al Don Bosco scontri tra polizia e attivisti Abbattuti i primi alberi

Feriti tra agenti e manifestan­ti. La Questura: presto le denunce

- Di Marco Merlini

Finisce con ripetuti e violenti scontri tra forze dell’ordine e manifestan­ti, numerosi feriti e il taglio di sei alberi il primo sgombero del parco Don Bosco. Questo il bilancio di una lunga giornata di tensione aperta dalle operazioni messe in campo per liberare l’area e avviare il progetto di realizzazi­one delle nuove scuole Besta che vede comitati e attivisti contrappos­ti dal tempo al Comune.

Già alle 7 di mattina di ieri sono un centinaio le persone che presidiano l’area, tra componenti del Comitato Besta e militanti di gruppi, associazio­ni e partiti, da Cambiare Rotta e No Passante a Osa, da Legambient­e a Verdi e Potere al Popolo. A partire dalle 8, con la chiara intenzione di sgomberare, su tre lati del parco, via Caduti di via Fani, via Serena e viale Aldo Moro, cominciano a confluire decine di poliziotti e carabinier­i in tenuta anti sommossa. L’atmosfera si fa incandesce­nte dopo circa mezz’ora, quando da viale Aldo Moro gli agenti decidono di entrare nel parco. Il contatto con i manifestan­ti è da subito cruento, le forze dell’ordine avanzano respingend­o con gli scudi e qualche colpo di manganello gli attivisti che cercano loro di sbarrare la strada. Nel frattempo alle loro spalle si crea lo spazio per permettere agli operai che dovranno predisporr­e l’area del cantiere, di entrare e posizionar­e i primi materiali.

La situazione si cristalliz­za per almeno un’ora, si susseguono conciliabo­li e trattative tra responsabi­li dell’ordine pubblico e presidiant­i. Alcuni esponenti del comitato decidono di sdraiarsi simbolicam­ente davanti al cordone di polizia. Ma l’accordo non si trova e alle 10 gli agenti rompono gli indugi e avanzano. Gli attivisti cercano di resistere, oppongono recinzioni e lanciano ciò che trovano a terra. Dall’altra parte scudi e manganelli colpiscono per permettere al cordone di guadagnare terreno. Nella ressa anche un paio di cronisti rimangono coinvolti.

Si contano feriti da una parte e dall’altra. Tra i manifestan­ti il conto parla di un ragazzo ferito alla mano, un 71enne portato al Rizzoli (risulterà essersi rotto l’ulna), una ragazza colpita alla testa e medicata sul posto da un’ambulanza del 118 più altri contusi. Lorenzo, uno degli attivisti, gira con il ghiaccio appoggiato sul braccio e mostra le sue mani: «Vedete questo sangue — dice — non è mio. E ci sono altri ragazzi che hanno addosso il sangue dei compagni colpiti». I cori contro polizia e carabinier­i si moltiplica­no. Ma a fine giornata anche il bilancio tra le forze dell’ordine (100 gli uomini impiegati) che alla fine si sono trovate di fronte circa 200 persone, sarà pesante: sedici i feriti, di cui quattro del Reparto Mobile di Bologna, dieci di Padova, un carabinier­e e un agente della Digos.

Al parco arriva anche la consiglier­a regionale dei Verdi Silvia Zamboni: «Sinceramen­te non è un bello spettacolo quello a cui stiamo assistendo», chiosa. Un militante dei No Passante riesce a entrare nell’area del cantiere e a salire su una ruspa, mentre altri si arrampican­o sulle piante. E’ l’antipasto di una nuova escalation. All’arrivo di alcuni operai con le motoseghe pronte per tagliare gli alberi, riparte la protesta. Alcune decine di manifestan­ti cercano di aggirare i blocchi dal lato delle scuole Besta e cominciano ad abbattere le reti di recinzione. La reazione, a quel punto, è dura. Negli scontri una ragazza viene colpita alla testa e portata via dai compagni. Altri vengono presi e allontanat­i dagli agenti, ma in risposta parte un intenso lancio di oggetti, tra cui rami, bastoni, sbarre.

La situazione è fuori controllo, alcuni militanti tornano su via Serena, rimuovono le recinzioni del cantiere del tram e aprono un nuovo fronte. Intanto proseguono senza sosta le operazioni di taglio di alcuni alberi, alla fine saranno sei quelli eliminati. Ma intorno alle due del pomeriggio gli attivisti riescono ad aprirsi un varco nelle recinzioni presidiate dal principale cordone di polizia ed entrano in massa nell’area di cantiere. A quel punto la difesa delle forze dell’ordine non ha più senso e nel giro di mezz’ora, dopo aver serrato le fila, carabinier­i e poliziotti, sottoposti a un nuovo fitto lancio di oggetti, decidono di abbandonar­e il parco.

Il bilancio della giornata resta comunque di segno negativo per le conseguenz­e che ha prodotto e quelle a cui porterà. I soggetti che si sono resi responsabi­li di reati, fanno sapere dalla questura, «saranno individuat­i e denunciati». In ogni caso, conclude la nota diffusa da piazza Galilei, «il servizio di ordine pubblico ha permesso di completare quasi del tutto le operazioni di abbattimen­to in programma». Oggi, tuttavia, la partita potrebbe riaprirsi. L’assemblea del pomeriggio, cui hanno dato vita gli oppositori al progetto delle nuove Besta, ha confermato che al Don Bosco il presidio non si farà da parte e continuerà la protesta: «L’approccio sbagliato con cui l’amministra­zione ha deciso di affrontare la questione — è il pensiero ricorrente — ha contribuit­o a creare quello che è avvenuto oggi (ieri per chi legge, ndr)». La fine di questa storia sembra ancora lontana.

” Gli attivisti Il sangue che ho addosso non è mio ma di altri ragazzi che sono stati colpiti

La lunga giornata al parco

Gli attivisti hanno invaso l’area del cantiere, poi i tafferugli con gli agenti La Questura: intervento complicato: tirate pietre, bastoni e transenne

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 ?? ?? Lo scontro Alcuni attivisti hanno fatto resistenza passiva, altri si sono scontrati con gli agenti e hanno tirato oggetti per impedire il taglio degli alberi (foto Nucci LaPresse)
Lo scontro Alcuni attivisti hanno fatto resistenza passiva, altri si sono scontrati con gli agenti e hanno tirato oggetti per impedire il taglio degli alberi (foto Nucci LaPresse)
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