Di Giacomo: «Alla Dozza più personale»
La situazione delle carceri italiane, Bologna ed EmiliaRomagna comprese, non è quella di «un Paese civile», tra sovraffollamento, suicidi, aggressioni e carenza di personale penitenziario e medico. A dirlo, il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp Aldo Di Giacomo, ieri a Bologna per la seconda tappa di un giro per le case circondariali d’Italia iniziato martedì da Napoli e al suo secondo giorno di sciopero della fame: un gesto di protesta per riportare l’attenzione su problemi cronici, ma anche per «scuotere la politica» da un disinteresse non più accettabile. Lo ha appunto ribadito davanti alla Dozza, dove, nelle scorse settimane, una donna si è tolta la vita inalando gas. Il suicidio, dunque, è il gesto estremo di profonde complessità che riguardano tutte le persone che vivono la vita di un istituto penitenziario. «Dall’inizio dell’anno a oggi se ne sono registrati già 29 — ha ricordato Di Giacomo —, ma negli ultimi due anni sono stati anche otto i poliziotti penitenziari suicidatisi» per via di un lavoro impattante «sulla vita privata» e sulla psiche, e sottodimensionato nei numeri del personale. «La carenza reale in EmiliaRomagna è di circa 800 persone, senza considerare le malattie lunghe e coloro che sono prossimi alla pensione», contando i quali si arriverebbe anche a 1.200. «Solo a Bologna ci vorrebbero almeno 110 persone in più — stima — ma a mancare non sono solo i poliziotti. Non sono sufficienti gli psichiatri e, negli ultimi tempi, si sta notando anche un aumento delle dimissioni dei medici». Tra le ragioni, a suo parere, le aggressioni che nel tempo non sono mancate. L’importanza di queste figure è strettamente legata anche all’elevato numero di «detenuti pericolosi», circa 20 mila secondo Di Giacomo. «In questo momento, amnistia e indulto sono le uniche soluzioni. Ma c’è anche bisogno di una revisione del codice penale e di nuove norme per limitare l’ingresso di tossicodipendenti e di alcoldipendenti». Infine, la questione dello spaccio di droga e dell’ingresso dei cellulari: «Sono problemi anche di Bologna, il carcere dovrebbe essere il punto terminale di una carriera criminale, mentre ora è un momento di rilancio».