Una possibilità oltre il carcere
Al Modernissimo «La Seconda Vita»: detenuti della Dozza tra le comparse
Idetenuti sono dappertutto. Il carcere non si vede mai; mai celle, sbarre, muri, guardie. I detenuti sono liberi, nelle piazze, nelle strade, nei negozi. Le detenute, una decina, fanno la spesa, vanno in ufficio, tutto è normalità. Una finzione che spera di diventare realtà è La Seconda Vita di Vito Palmieri, stasera in anteprima al Modernissimo. Ci saranno il regista, giovane pugliese venuto a studiare a Bologna, che qui ha messo in piedi famiglia, lavoro, ricerche di senso, e Marianna Fontana, che riempie il film con la sua storia di Anna, ragazza uscita da 15 anni di carcere e che cerca il difficilissimo nuovo inizio.
Un’attrice (Capri-Revolution di Mario Martone, Inseparabili di Edoardo De Angelis) che interpreta un’ex detenuta, con carcerati veri - della Casa Circondariale Dozza - Rocco d’Amato di Bolognae e della Casa di Reclusione di Volterra - in permesso per qualche ora che mostrano il mondo libero che incontra. Ribaltamento di ruoli, comunanza di realtà che ha spinto «Avvenire» all’immediata recensione del «bel film», probabilmente con qualche sorriso, visto che la voce del «cattivo» - «un patto fra me e te», Lorenzo Gioielli un po’ mefistofelico - assomiglia a quella di un pur buon cardinale.
La colonna sonora nasce dalla collaborazione tra Lorenzo Esposito Fornasari, bolognese giramondo, e Cristina Donà. «La storia di Anna, i suoi occhi scavati, l’intensa suggestione musicale che Lorenzo mi ha mandato, racconta la cantante - è ciò che mi ha guidato nella scrittura de La Vela. La canzone vuole essere un inno a quella forza “piccola” che si spinge ben oltre il previsto, al coraggio di attraversare paesaggi apocalittici con fierezza. Trasuda fatica e dolore, ma sfida anche il mare più burrascoso per raggiungere la terra ferma». La
Le proiezioni de La Seconda Vita a Bologna proseguiranno al Cinema Galliera, a Rimini da oggi, a Riccione dall’11, a Gualtieri di Reggio Emilia, a Carpi dopo un programma di anteprime nelle carceri di Bologna, Bollate-Milano; Trento e Bolzano; Trani; Volterra; a Roma arirverà l’8 aprile, grazie alla collaborazione con i mediatori penali.
Si è partiti dalla Dozza, dal Rocco d’Amato di Bologna, il 22 marzo insieme a Gherardo Colombo, il magistrato di Mani Pulite che nel 2007 chiese la pensione per andare a parlare nelle scuole e nelle carceri. «Per insegnare a me stesso e agli altri ad ascoltare». Lui e il regista si sono trovati nel condividere la giustizia riparativa, il procedimento che permette alla vittima e all’autore del reato affrontare il danno e il reato. Mediatori, con linguaggi differenti. Una donna che si dedica a questo spinosissimo
compito chiude il film, con una carezza alla protagonista. Una vicinanza tutta da conquistare, speranza per un futuro fuori dai pregiudizi che massacrano chi esce dal carcere.
«Tutto è cominciato nel 2019, quando grazie a “Cinevasioni” sono andato a fare lezioni di cinema alla Dozza» racconta Palmieri, laurea al Dams dove tiene corsi, primo cortometraggio Al mare, premiato all’EcoVision Festival e al Laura Film Festival nel 2005. Poi Tana libera tutti, Se ci dobbiamo andare, andiamoci, Eclissi, Il valzer dello Zecchino Viaggio in Italia a tre tempi con l’Antoniano. Il primo lungometraggio See You in Texas, prodotto con Rai Cinema, è premiato a Shanghai al bolognese Biografilm Festival. Continua a girare film d’autore e di semplicità, con al centro sempre i diritti, la volontà di vicinanza ottenendo candidature ai David di Donatello, premi europei.
«Cinevasioni» è l’associazione bolognese fondata dalla documentarista Angelita Fiore insieme al giornalista Rai Filippo Vendemmiati, a Rita Ghedini della Lega Coop e altri. Portano il cinema nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri. La «farfalla di ferro» è il premio di una giuria costituita dagli stessi detenuti. Hanno ripreso l’anno scorso, dopo la pausa del Covid, come «Cinevasioni.edu», ancora alla Dozza, oltre che all’Ospedale Maggiore e nelle scuole. Torneranno anche quest’anno, in autunno, con la direzione del critico cinematografico Piero Di Domenico.
«Quando finii le lezioni – continua Palmieri – mi sentii come incompiuto. I detenuti avevano anche girato un loro corto, La scelta, e in ogni situazione usciva la voglia di ragionare, parlare del dopo, di quando sarebbero usciti. C’era paura, speranza complicata da raccontare. Mi avevano lanciato mille stimoli, una creatività che da loro cercava qualcosa attorno. Poi venne il Covid e io mi sono messo a riflettere e a scrivere». Il film, girato a Bologna, a Rimini e in particolar modo a Peccioli, piccolo comune in provincia di Pisa, è stato prodotto dalla bolognese Articolture in collaborazione con il Comune di Peccioli e Rai Cinema, con il sostegno della Film Commission Emilia-Romagna. «Non voglio sentirla, non voglio incontrarla. Non sono pronta», sono le prime parole di Anna al pensiero di una madre da incontrare. Il percorso è cupo, la serenità impossibile, l’amore scivola, il passato incombe. Fino a una carezza.
L’idea
Grazie a Cinevasioni sono andato a fare lezione nella casa circondariale bolognese