La psicologa dell’Ausl «C’è chi spera ancora e chi non ci crede più Sarà molto dura anche per i superstiti»
La dottoressa Gallo sta assistendo i familiari delle vittime e i sopravvissuti
«La situazione è davvero molto delicata». Gabriella Gallo, direttrice dell’Unità operativa complessa della Psicologia territoriale del’Ausl di Bologna, chiamata dalla Regione a coordinare la squadra di psicologi dedicata a tragedie come queste, di emergenze ne ha attraversate molte per lavoro. Il terremoto in Emilia nel 2012, poi il Covid, l’arrivo degli ucraini scappati dalla guerra, e ancora l’alluvione l’anno scorso che ha travolto soprattutto la Romagna. E adesso questa tragedia della centrale del lago di Suviana, dove si mescolano il dolore per la morte, la lacerazione dell’attesa, lo choc di chi ha visto tutto ed è sopravvissuto ai suoi colleghi.
Dottoressa Gallo, siete stati chiamati a sostenere i famigliari dei dispersi in una fase molto difficile dei soccorsi. Li avete già incontrati?
«Li abbiamo incontrati oggi (ieri, ndr), siamo stati con loro tutto il giorno. Abbiamo fatto degli interventi sia con i famigliari che con i loro accompagnatori, perché qualcuno è venuto con amici e persone vicine».
Come stanno reagendo?
L’incontro con i parenti Siamo stati con loro tutto il tempo, sono provati. Chi non ha visto tornare i colleghi è distrutto
«I famigliari sono tutti molto provati, ma ognuno reagisce diversamente. C’è chi ha ancora speranza di ritrovare il proprio caro, e questa è forse la situazione più critica, e altri che hanno già capito che non ci sarà questa possibilità e quindi stanno vivendo la disperazione della perdita. La situazione più problematica che ho visto è quella di una moglie e di un figlio di un disperso. Noi stiamo qui accanto a loro, cercando di non essere invadenti, non tutti hanno voglia di parlare e preferiscono stare tra di loro. Oggi (ieri, ndr) è venuta in visita la ministra Calderone, ma non se la sono sentita di incontrarla, perché ogni incontro riattiva la sofferenza».
E poi ci sono gli operai superstiti. Qual è la loro condi
zione psicologica?
«Per loro la situazione è molto difficile, stanno vivendo psicologicamente un post trauma. Molti di loro hanno assistito all’esplosione, ma non hanno più visto tornare i loro colleghi, una situazione davvero drammatica. Anche oggi (ieri, ndr) sono rimasti qui tutto il giorno ad assistere alle ricerche, non vogliono andarsene. Hanno vissuto una scena terribile con la consapevolezza della perdita dei loro compagni».
Come si lavora su un trauma di questa gravità?
«Si lavora per far emergere le emozioni. Uno di loro mi ha raccontato di avere una parte “fredda” e una parte “calda”: la prima gli consente di dare le notizie dell’accaduto a chi gliele chiede, l’altra blocca questa possibilità e fa emergere il pianto».
E con i famigliari che tipo di lavoro fate in questa fase di sospensione?
«Proviamo a stabilizzare le emozioni e soprattutto garantiamo loro vicinanza e presenza, perché non possiamo togliere noi la loro speranza».
Operativamente come siete organizzati?
«Stiamo definendo l’organizzazione del team di lavoro, ma sostanzialmente il nostro compito è di presidiare fino a che non si concluderanno le ricerche. Staremo nella struttura dedicata ai famigliari dalle 9 del mattino alle 20 della sera, sapendo che adesso i parenti sono alloggiati nelle vicinanze. La squadra della Ausl di Bologna adesso è composta da quattro psicologi oltre a me e in più io coordino anche i team delle associazioni di psicologi delle emergenze coinvolti da Enel Green Power. L’importante in casi come questi è capire qual è il punto di coordinamento e fare un lavoro di squadra. La cosa più critica è se ciascuno parte da solo».
Ci sono degli psicologi anche a supporto dei feriti e dei loro famigliari ricoverati?
«Anche negli ospedali abbiamo attivato dei colleghi di Ausl e delle associazioni di volontariato dell’emergenza chiamati da Enel Green Power, perché serve certamente un supporto importante anche per loro. Anche questi operai che hanno riportato delle ferite hanno visto delle scene terribili durante e dopo l’esplosione».