La critica e le idee, il ricordo di Raimondi
La figura dell’italianista Ezio Raimondi, di cui si celebra quest’anno il centenario della nascita e il decennale della morte, racchiude in sé diversi aspetti, dal lavoro come professore alla passione del lettore. Caratterizzati entrambi dallo scavo nella profondità della parola letteraria, nell’attenzione per ogni risonanza che la parola contiene. Come se fosse possibile interrogare i grandi autori senza mai arrivare a un punto definitivo. Ogni classico che Raimondi ha affrontato, da Dante a Tasso, dai prosatori barocchi ad Alfieri, da Manzoni a Gadda, diventa parte di un’immensa biblioteca, un luogo dove il professore e il lettore riescono a individuare incontri che ci avvicinano di nuovo ad autori che appartengono ad altre epoche. In occasione del centenario, le istituzioni di Bologna dentro le quali Raimondi ha agito, quali il Dipartimento di Italianistica, il Mulino, la Biblioteca dell’Archiginnasio, l’Istituto per i Beni Culturali e la Fondazione Gramsci E-R, hanno organizzato una serie di incontri per riportare la voce dello studioso nel presente e mettere di nuovo in circolazione le sue idee su letteratura, società e scuola. Oggi alle 17, nella Sala Stabat Mater dell’Archiginnasio, all’incontro «I cento anni del lettore: per Ezio Raimondi» interverranno, coordinati da Marco Antonio Bazzocchi, Alberto Bertoni e Daniela Baroncini. Il primo, docente Unibo, nel 2015 ha curato il libro Camminare nel tempo. Una conversazione con Alberto Bertoni e Giorgio Zanetti (il Mulino). Attraverso il metodo dell’intervista due ex allievi, oggi studiosi affermati, raccolgono una narrazione autobiografica in cui Raimondi da un lato ricostruisce la propria vita, gli incontri, la formazione, dall’altro riflette sul suo percorso intellettuale e scientifico, sulle predilezioni letterarie come Renato Serra, Manzoni e Céline, sulla rigogliosa stagione della cultura bolognese che ha conosciuto. Baroncini, anche lei docente dell’Alma Mater, parlerà invece del barocco moderno di Raimondi. A partire dal testo Barocco moderno: Gadda e Longhi, in cui l’italianistametteva i testi di Gadda sotto una lente critica figurativa inedita. Ricordando come Raimondi abbia sempre concepito l’intellettuale come un individuo solitario, «ma un solitario che attraverso i libri è in relazione con tanti altri e soltanto perché ci sono gli altri può accettare e vivere la propria solitudine».