Mattarella: «Un’infamia la strage di Marzabotto» Salis: «Ilaria sarebbe qui»
Landini: importante esserci. Le parole delle operaie della Perla
Non è mancato nulla al 25 aprile di Monte Sole. Dal fantasma di Antonio Scurati riletto dalla sindaca Valentina Cuppi alle ombre di revisionismo proiettate sul governo dal presidente dell’EmiliaRomagna Stefano Bonaccini, dalle parole del capo dello Stato Sergio Mattarella che da lontano ricorda l’infamia della strage di Marzabotto a quelle del segretario della Cgil Maurizio Landini che annuncia la mobilitazione in difesa della Costituzione, dalle operaie de La Perla in lotta per la difesa del posto di lavoro a Roberto Salis, padre di Ilaria detenuta in Ungheria, che ha ricordato l’importanza dell’imminente voto europeo.
E non è mancata nemmeno la gente: nonostante le piogge dei giorni scorsi e un meteo non proprio rassicurante, in migliaia hanno voluto partecipare ai festeggiamenti in uno dei luoghi simbolo della lotta per la Liberazione. «Vedo un tentativo di revisionismo che mi spaventa», dice Bonaccini che rifiuta l’idea di mettere sullo stesso piano «coloro che hanno perso la vita per difendere un regime criminale e assassino e chi l’ha data per garantire a tutti libertà, pace e democrazia». Intanto da Civitella Val di Chiana in provincia di Arezzo dove ha celebrato il 25 aprile, invece, sono arrivate le parole del presidente della Repubblica sull’«infamia della strage di Marzabotto, la più grande compiuta in Italia». A questa, ha aggiunto Mattarella, «seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni».
Sul palco di Monte Sole è stato poi il turno del segretario della Cgil che non ha risparmiato critiche all’esecutivo. «Al governo c’è chi vuole cambiare la Costituzione — ha detto Landini —. Essere qui oggi per me è molto importante, non solo per il ricordo, ma perché è necessario ritrovare quello spirito di resistenza e libertà per combattere quella svolta autoritaria che oggi è in atto in Italia e in Europa. La democrazia la si difende praticandola e bisogna assolutamente impedire che cambino la Costituzione». Landini che dal palco ha ricordato don Gallo e Gino Strada, si è scagliato «contro autonomia differenziata e premierato» e non ha risparmiato una bacchettata al ministro Lollobrigida che nei giorni scorsi aveva definito divisiva la festa del 25 aprile: «Avrebbe bisogno di studiare un po’ di più. Ci sono dei momenti in cui invece di dire quello che si pensa bisognerebbe pensare a quello che si dice».
Spazio, quindi, anche al lavoro con la testimonianza delle operaie de La Perla che hanno dato vita a un laboratorio per creare delle magliette e finanziare la propria lotta: «Ci hanno privato degli stipendi, del lavoro — è stato il loro grido — ma non della dignità. Sappiamo che il lavoro è l’unica condizione che ci permette di essere libere e vogliamo difenderlo».
Tra un po’ di musica e qualche reading, tra una pas
seggiata al cimitero di Casaglia e un piatto al punto di ristoro del Poggiolo, nel pomeriggio, dopo la mattinata trascorsa a Roma, è arrivato anche Roberto, il papà di Ilaria Salis, neo-candidata alle Europee nella lista di Alleanza Verdi e Sinistra: «Ilaria è un’antifascista convinta e questo sono sicuro sarebbe stato il posto in cui avrebbe voluto essere», ha detto ai cronisti dopo l’intervento dal palco durante il quale ha letto una lettera della figlia. Impossibile però non parlare delle prossime elezioni Europee: «Ieri ero a Strasburgo per assistere a una votazione di condanna per gli atteggiamenti tenuti dall’Ungheria sul tema dei diritti civili — racconta Roberto Salis — e Lega e Fratelli d’Italia hanno espresso contrarietà. Il 9 giugno dobbiamo stabilire se vogliamo il mondo di Orban che ci potrà portare ad avere un dittatore come Mussolini o se preferiamo scegliere la via della luce come evoca il nome Monte Sole».