Corriere di Rieti

Di Maio torna in scena e annuncia il decreto Dignità

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K Si farà il bilaterale tra Francia e Italia, che Roma aveva minacciato di annullare perché il presidente francese Emmanuel Macron aveva parlato di «cinismo» e «irresponsa­bilità» nella nuova politica migratoria dell’esecutivo M5S-Lega. A rasserenar­e il clima è stata una conversazi­one telefonica tra lo stesso Macron e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, definita «cordiale» da ambo le parti. Macron, ha raccontato il premier Conte, «ha precisato di non aver mai rivolto quelle espression­i ingiuriose verso l’Italia e il popolo italiano». Quindi, «dopo questa precisazio­ne iniziale, la telefonata si è sviluppata con toni molto cordiali e abbiamo continuato a lavorare e a prospettar­e ipotesi di cooperazio­ne», ha detto il premier. Lo stesso Macron, parlando all’emittente BfmTv, ha affermato che ora «è il tempo della distension­e», sottolinea­ndo poi: «Dall’inizio del mio mandato ho la volontà di collaborar­e con l’Italia». Palazzo Chigi ha spiegato in una nota che durante il colloquio telefonico i due leader «hanno potuto discutere la situazione della nave Aquarius e avere uno scambio di vedute», ma non ha dato ulteriori dettagli. Ad ogni modo il vicepremie­r Matteo Salvini, che più di tutti nell’esecutivo voleva le scuse di Macron, ha dato la sua benedizion­e. Forse il francese non ha detto di essere ’désolé’ ma «quello che conta è la sostanza, non la forma», ha sottolinea­to il leader leghista. L’incontro avrà la forma di un pranzo di lavoro, che si terrà oggi alle 13.30 all’Eliseo. Seguirà una conferenza stampa congiunta alle 14.45. «Parleremo di tutto, perché gli argomenti all’ordine del giorno e, vista l’agenda del Consiglio europeo di fine mese, i temi sono sicurament­e l’immigrazio­ne, la modifica del regolament­o di Dublino, e l’unione bancaria e monetaria», ha detto Conte. Della necessità di buone relazioni tra Roma e Parigi ha parlato anche il capo della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi. «Se l’Europa può naufragare sulla questione migranti? - ha detto il ministro, sollecitat­o dai giornalist­i -. Naufragare ci auguriamo di no, però la questione va affrontata. Non possiamo avere un’Europa latitante perché si tratta di una questione europea». Lo stesso Milanesi, reagendo a caldo per le parole di Macron, aveva convocato la numero due dell’ambasciata francese a Roma, Claire Anne Raulin, sottolinea­ndo di comprender­e che «uno Stato amico e alleato possa dissentire dalle posizioni di un altro Stato», ma «tale dissenso dovrebbe essere espresso in forme e modi coerenti con tale rapporto di amicizia». K Luigi Di Maio si riprende la scena dopo giorni in cui a fare il mattatore del governo giallo-verde era stato Matteo Salvini. Di buon mattino il leader pentastell­ato annuncia il primo provvedime­nto che intende presentare nella nuova veste: «Si chiamerà decreto Dignità» e servirà «per quattro categorie che hanno dato il sangue al nostro Paese: imprese, delocalizz­azioni, lotta alla precarietà e gioco d’azzardo», vietando la pubblicità sui mezzi di diffusione di massa. Non solo, perché nel carniere Di Maio ha anche la difesa del Movimento dall’inchiesta giudiziari­a sullo stadio della Roma: «Non ci siamo fatti infettare» dal virus della corruzione. Del suo alleato di governo dice invece di avere stima, specifican­do che è ricambiata, dunque non si sente ‘fregato’, nonostante pensieri, parole e opere dell’altro vicepremie­r e segretario leghista siano ovunque, da giorni. Anzi, l’intesa prosegue e si rafforza, anche in vista delle prossime nomine, per le quali «assolutame­nte non dovremo cedere a meccanismi di lottizzazi­one». In ballo, nell’esecutivo giallo-verde, c’è anche il core business dei Cinquestel­le: il reddito di cittadinan­za, atteso soprattutt­o al Sud. Di Maio spera che possa diventare realtà entro il 2019 e chiarisce: «Sto prendendo confidenza con la macchina dei ministeri». Prima vanno riformati i Centri per l’impiego, operazione nella quale vuole (e deve) coinvolger­e le Regioni. Nel vestito di ministro dello Sviluppo economico non si sottrae alle domande su Ilva: ha incontrato i commissari pochi giorni fa e a poco a poco farà conoscenza con «tutte le parti della vertenza», ma «le decisioni saranno prese col massimo della responsabi­lità». Però, dice indossando invece i panni del capo politico, «i cittadini di Taranto hanno il diritto di respirare aria pulita». C’è spazio anche per il caso Aquarius. Per Di Maio «l’Italia ha il diritto di essere trattata come gli altri» e si schiera nettamente al fianco del premier, Giuseppe Conte, nel braccio di ferro con Macron. Per il leader M5S c’è spazio anche per l’incarico di ministro del Lavoro, con l’informativ­a urgente alla Camera in materia di sicurezza sul lavoro. Definisce i dati Inail sulle morti bianche «devastanti» («286 vittime nei primi 4 mesi del 2018, un incremento del 9,2% rispetto al 2017»). Inoltre, non crede alla capacità risolutiva delle sanzioni alle imprese: va reinstalla­ta la «cultura della sicurezza, a partire dalle società partecipat­e dallo Stato». Per prevenire tragedie, Di Maio vuole aumentare la sorveglian­za, così annuncia che per far fronte all’ondata di pensioname­nti, nei prossimi 5 anni saranno completate circa 1.000 assunzioni all’Ispettorat­o del lavoro.

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