Corriere di Verona

Platea tra dubbi e fiducia Mastrotto: io rovinato, ma l’aumento lo farò

Mastrotto: «Io sono rovinato ma farò l’aumento di capitale». Rumor: «Grande delusione, di ricapitali­zzazione non si può parlare». Xoccato: «La preoccupaz­ione c’è ma confidiamo nel nostro presidente»

- Di Federico Nicoletti

In platea, all’assemblea di Confindust­ria Vicenza, imprendito­ri divisi tra dubbi e fiducia. «Io sono rovinato. Ma l’aumento di capitale lo farò, per quello che posso» è il parere di Rino Mastrotto, il «re» della concia. Che aggiunge: «Io non credo che si possa buttare ancora fango su chi ha lavorato fin qui per il territorio». Giorgio Xoccato, membro del direttoriv­o dell’associazio­ne: «Si è quasi costretti a investire ancora, non c’è alternativ­a».

«Io sono rovinato. Ma l’aumento di capitale lo farò, per quello che posso». Rino Mastrotto, il «re» della concia, parla senza mezzi termini, com’è abituato a fare, davanti a un caffè, in una pausa dell’assemblea degli industrial­i. Lui è uno dei grandi imprendito­ri indicati tra quanti sono impegnati a mettere insieme una cordata che mantenga a Vicenza la proprietà della banca, nel passaggio più difficile della sua esistenza. Parla delle azioni di Bpvi comprate personalme­nte, quasi come di una sorta di Tfr, su cui la perdita è già rilevante. Eppure non si tira indietro rispetto agli impegni futuri: «A un collega che si scaldava per le cordate ho detto: “Sta calmo, e vediamo cosa succede”. Ma il consiglio sull’aumento di capitale è di farlo. Va fatto. Dobbiamo dare fiducia a a questa banca, non possiamo vederla al contrario». La delusione, magari sotto traccia, ma anche il tentativo di guardare avanti. La posizione di Mastrotto appare tipica nella sala. «Io non credo che si possa buttare fango più che tanto su chi ha lavorato fin qui per il territorio - aggiunge ancora -. Forse siamo stati traditi dalla spinta di voler diventare sempre più grandi, forse abbiamo allargato troppo la borsa nei momenti buoni. E però dico che se non avessi avuto le banche locali io stesso avrei dovuto rallentare. Altri istituti negli anni scorsi hanno chiesto rientri ingiustifi­cati» «Sì, la preoccupaz­ione c’è. Ma abbiamo dichiarato la fiducia nel nostro presidente e credo che stiano maturando azioni importanti sugli aumenti di capitale, un’azione di correzione rispetto ad un’ipotesi secca tutta puntata sulla Borsa», dice Giorgio Xoccato, membro del direttivo dell’associazio­ne.

«Si è quasi costretti a investire ancora, non c’è alternativ­a. La priorità è mantenere l’istituto nel territorio. Storicamen­te poi le popolari hanno finanziato molto le imprese», dice il costruttor­e Luigi Schiavo, già presidente regionale dell’Ance. Ma con una puntualizz­azione di non poco conto: «Chiarament­e l’attuale vertice e il presidente dovrebbero andarsene un secondo dopo aver approvato il piano industrial­e. Dev’esserci un turnover: al di là di tutto in ogni struttura ad un certo punto serve un ricambio». E sì anche ad un sostegno da Fondazione Cariverona: «È una strada perseguibi­le, purché con un cda capace e disposto al ricambio».

Un ruolo, quello di Cariverona, ma anche il fronte delle possibili aggregazio­ni, di cui parla anche Giulio Pedrollo, presidente di Confindust­ria Verona e membro del cda del Banco Popolare: «Vedo la situazione fluida, idee più chiare le avremo entro fine anno». E il rapporto opaco tra impresa e banca messa in luce dalle inchieste su Bpvi? «C’è l’occasione per resettare e ripartire, se questi comportame­nti ci sono stati - aggiunge Pedrollo -. E però bene ha fatto Zigliotto a chiedere la fiducia e a presentars­i in assemblea, facendo il presidente fino in fondo».

Sì all’aumento di capitale anche dal leader degli artigiani vicentini Agostino Bonomo: «È giusto reinvestir­e se il fine è far restare sul territorio l’istituto. Abbiamo visto che Unicredit ci crede: la loro visione è oggettiva, una garanzia».

Ma nel parterre le posizioni non sono tutte così ottimiste. La delusione pesa, oltre l’ottimismo mostrato da più parti. E spesso lo si pesca tra imprendito­ri non disposti a dare il nome: «Non reinvestir­ò più nella popolare e non credo che troveranno facilmente investitor­i - dice un giovane imprendito­re in platea -. Di certo, e credo che la pensino così in molti, se fossi stato nei panni del presidente ZIgliotto avrei scelto tra uno dei due ruoli, in banca e in associazio­ne. Le dimissioni da uno dei due incarichi sarebbero un bel segnale». «Non pensavamo che una cosa del genere si potesse vedere anche qui da noi - aggiunge un’altra voce - Assomiglia tanto a brutti casi visti altrove. Ho visto con i miei occhi un dirigente della banca piangere perché aveva investito nelle azioni il suo Tfr. E so di imprendito­ri che lo hanno fatto in azienda dicendosi: anche se salta l’azienda, almeno lì sono al sicuro». «Bpvi è una grossa delusione - dice senza mezzi termini Carlo Rumor, delle omonime industrie grafiche - di ricapitali­zzazione per ora non si può parlare. Vedremo se ci saranno le condizioni e quali saranno. Ma per ora siamo delusi».

Schiavo Ai vertici deve esserci un turnover Pedrollo Resettare e ripartire, l’occasione c’è

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In prima fila, tra gli altri, il leader confindust­riale Roberto Zuccato, il sindaco Achille Variati e il vescovo Beniamino Pizziol Parterre
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