Platea tra dubbi e fiducia Mastrotto: io rovinato, ma l’aumento lo farò
Mastrotto: «Io sono rovinato ma farò l’aumento di capitale». Rumor: «Grande delusione, di ricapitalizzazione non si può parlare». Xoccato: «La preoccupazione c’è ma confidiamo nel nostro presidente»
In platea, all’assemblea di Confindustria Vicenza, imprenditori divisi tra dubbi e fiducia. «Io sono rovinato. Ma l’aumento di capitale lo farò, per quello che posso» è il parere di Rino Mastrotto, il «re» della concia. Che aggiunge: «Io non credo che si possa buttare ancora fango su chi ha lavorato fin qui per il territorio». Giorgio Xoccato, membro del direttorivo dell’associazione: «Si è quasi costretti a investire ancora, non c’è alternativa».
«Io sono rovinato. Ma l’aumento di capitale lo farò, per quello che posso». Rino Mastrotto, il «re» della concia, parla senza mezzi termini, com’è abituato a fare, davanti a un caffè, in una pausa dell’assemblea degli industriali. Lui è uno dei grandi imprenditori indicati tra quanti sono impegnati a mettere insieme una cordata che mantenga a Vicenza la proprietà della banca, nel passaggio più difficile della sua esistenza. Parla delle azioni di Bpvi comprate personalmente, quasi come di una sorta di Tfr, su cui la perdita è già rilevante. Eppure non si tira indietro rispetto agli impegni futuri: «A un collega che si scaldava per le cordate ho detto: “Sta calmo, e vediamo cosa succede”. Ma il consiglio sull’aumento di capitale è di farlo. Va fatto. Dobbiamo dare fiducia a a questa banca, non possiamo vederla al contrario». La delusione, magari sotto traccia, ma anche il tentativo di guardare avanti. La posizione di Mastrotto appare tipica nella sala. «Io non credo che si possa buttare fango più che tanto su chi ha lavorato fin qui per il territorio - aggiunge ancora -. Forse siamo stati traditi dalla spinta di voler diventare sempre più grandi, forse abbiamo allargato troppo la borsa nei momenti buoni. E però dico che se non avessi avuto le banche locali io stesso avrei dovuto rallentare. Altri istituti negli anni scorsi hanno chiesto rientri ingiustificati» «Sì, la preoccupazione c’è. Ma abbiamo dichiarato la fiducia nel nostro presidente e credo che stiano maturando azioni importanti sugli aumenti di capitale, un’azione di correzione rispetto ad un’ipotesi secca tutta puntata sulla Borsa», dice Giorgio Xoccato, membro del direttivo dell’associazione.
«Si è quasi costretti a investire ancora, non c’è alternativa. La priorità è mantenere l’istituto nel territorio. Storicamente poi le popolari hanno finanziato molto le imprese», dice il costruttore Luigi Schiavo, già presidente regionale dell’Ance. Ma con una puntualizzazione di non poco conto: «Chiaramente l’attuale vertice e il presidente dovrebbero andarsene un secondo dopo aver approvato il piano industriale. Dev’esserci un turnover: al di là di tutto in ogni struttura ad un certo punto serve un ricambio». E sì anche ad un sostegno da Fondazione Cariverona: «È una strada perseguibile, purché con un cda capace e disposto al ricambio».
Un ruolo, quello di Cariverona, ma anche il fronte delle possibili aggregazioni, di cui parla anche Giulio Pedrollo, presidente di Confindustria Verona e membro del cda del Banco Popolare: «Vedo la situazione fluida, idee più chiare le avremo entro fine anno». E il rapporto opaco tra impresa e banca messa in luce dalle inchieste su Bpvi? «C’è l’occasione per resettare e ripartire, se questi comportamenti ci sono stati - aggiunge Pedrollo -. E però bene ha fatto Zigliotto a chiedere la fiducia e a presentarsi in assemblea, facendo il presidente fino in fondo».
Sì all’aumento di capitale anche dal leader degli artigiani vicentini Agostino Bonomo: «È giusto reinvestire se il fine è far restare sul territorio l’istituto. Abbiamo visto che Unicredit ci crede: la loro visione è oggettiva, una garanzia».
Ma nel parterre le posizioni non sono tutte così ottimiste. La delusione pesa, oltre l’ottimismo mostrato da più parti. E spesso lo si pesca tra imprenditori non disposti a dare il nome: «Non reinvestirò più nella popolare e non credo che troveranno facilmente investitori - dice un giovane imprenditore in platea -. Di certo, e credo che la pensino così in molti, se fossi stato nei panni del presidente ZIgliotto avrei scelto tra uno dei due ruoli, in banca e in associazione. Le dimissioni da uno dei due incarichi sarebbero un bel segnale». «Non pensavamo che una cosa del genere si potesse vedere anche qui da noi - aggiunge un’altra voce - Assomiglia tanto a brutti casi visti altrove. Ho visto con i miei occhi un dirigente della banca piangere perché aveva investito nelle azioni il suo Tfr. E so di imprenditori che lo hanno fatto in azienda dicendosi: anche se salta l’azienda, almeno lì sono al sicuro». «Bpvi è una grossa delusione - dice senza mezzi termini Carlo Rumor, delle omonime industrie grafiche - di ricapitalizzazione per ora non si può parlare. Vedremo se ci saranno le condizioni e quali saranno. Ma per ora siamo delusi».
Schiavo Ai vertici deve esserci un turnover Pedrollo Resettare e ripartire, l’occasione c’è